97 rezza in Venezia, posciacliè 1" idea di una Repubblica è più semplice, chiara, esatta, inoltre più risoluta che di una Costituente italiana, la quale il medesimo autore confessa indigesta, quando a tutta sua lode allega ella essere pane pei denti di ogui fazione, incapace a impermalire i governi vigenti, veste nella quale ciascuno può essere atante; eppure alcuni sudarono sangue a vestirlasi, altri la guata in cagnesco, altri la gitta come un cencio; ed in vero ella è oggi come la vesta del Gonnella buffone, quando tutti le dettero deulro delle forbici, e vi cucirono la porpora sul saio, e prima il proprio padre. Io parlo per ver dire, Non per odio d’ altrui ne per disprezzo. Anche nel fatto della Costituente, Venezia precorse il senno civile delle altre città, e quello che ivi oggi si fa, ed apparecchiasi a Roma, si mens non laeva fuissel, è quello appunto che, or sono molti mesi, quanto è particolarmente di noi, avremmo potuto compiere cou più agio, con più decoro, con più dignità nazionale, con maggiore emolumento della causa comune. Gustavo Modena, uno dei pochissimi, che la rivoluzione chiariva superiore alla propria fama, per ristorarci di coloro che mostrò improvvisameute inferiori, espose fin dal principio in Venezia il concetto di un Assemblea provinciale e nazionale, molto più, o meglio, il solo esatto e completo, e al quale ci sarà forza ridurci, vale a dire una Assemblea democratica, sulla quale, eretta a Senato sovrano d’Italia, fu insistito sempre in Venezia, da un’ altro cotale, il cui nome non importa si noti. Primo e principal beneiìzio di libertà, dovrebb’essere il rendere a ciascun il merito proprio, ma sola Giusta di lodi dispensiera è morte. È facile intendere perchè questi progetti ebbero fati così opposti. Il veneziano fu concepito democraticamente, in città non solo democratica, ma costituita in Repubblica, però in tempo che la parola repubblica, massime col titolo d’italiana, rendeva suono di tamburo scordato in alto ed in basso. Il livornese fu concepito in città democratica, chi lo nega ? ma soggetta alla violenza delle costituzioni, al prestigio del principe, il più scozzonato volpone fra i costituzionali ed alla simpatia verso un suo concittadino, ligio cordialmente al paradosso della monarchia democratica. E perchè dappertutto e sempre i nomi, se non fanno, promuovono efficacemente le cose, l’idea benefica di Senato italiano, perita in erba a Venezia, crebbe a Livorno, come le spiche di Faraone, a colpo d’occhio. L cosi alle Costituzioni, adultere sfacciate dei fatti, assassine crudeli delle idee, dobbiamo pur questo, che un’Assemblea la quale, or fanno parecchi mesi, sarebbesi potuta raccogliere a Roma con tanto risparmio di sangue c di sostanze, in tutto il lustro delle nostre vittorie, sederà per lo contrario, dopo la vergogna dell’ armistizio, durante il saccheggio ed il marcio di Lombardia, sotto la protezione della mediazione, anzi colla minaccia di uno intervento straniero, e con in fronte il marchio di una sco- T. vi. 7