65 approvata la prima conchiusione , onde dar prova di zelo, rigettò la seconda, dicendo che non erano stati esauriti tutti gli esami da farsi. Eccoci adunque ad una terza procedura, la quale, pei tribunale di prima istanza, non presentò risultati diversi dalle due altre. Il tribunale di Ap-pulo e il Senato di Verona si tennero finalmente soddisfatti , e il signor Nicoli fu dichiarato, non già assolto (perchè di un’accusa portata dalla polizia^ nessun tribunale può assolvere), ma posto a piede libero per mancanza di prove e con processo aperto. Il più bello si òche il signor Nicoli non ha mai potuto sapere di quale colpa o delitto fosse precisa-mente accusato. Basta, dopo undici mesi di durissima e solitaria prigionia, privato di libri, di carta da scrivere e di ogni altro sollievo, ei si credeva finalmente in libertà; ma 11011 la era ancora finita. La polizia lo richiamò a sè, lo tenne in carcere ancora un buon mese, finché un’amica del conte Ficquelmont ne ottenne la libertà. Egli usci qualche settimana prima della rivoluzione di marzo. Dopo l’aprile del 1814, era trascorsa una intera generazione, durante il qual tempo tutti i popoli dell’Europa avevano dal più al meno migliorato la loro condizione politica, tutti gli stati dal più al meno avevano piegato verso il torrente delle idee che, sgorgate dalla rivoluzione di Francia e sopravvissute a’suoi traviamenti, circolavano nella vita intellettiva delle nazioni e ne preparavano una trasformazione generale. Solamente l’Austria, npn pure volle restare immota, ma si ostinò eziandio ad opporvi una resistenza materiale, altrettanto nociva a lei medesima quanto vana negli eliciti. Centro ed anima del dispotismo in Europa, ella si tenne costantemente armata e consumò il suo tempo e le sue risorse nel fare una guerra, talora sorda, talora aperta, al progresso di principii, che per la loro natura sono impalpabili e che agiscono sopra regioni , sopra cui la forza non ha alcun dominio. Quella guerra fu rivolta principalmente contro l’Italia, e la sua dominazione di trentalrè anni non fu che una lotta perenne e sanguinosa fra il governo cd i popoli. Quindi i processi politici, le condanne feroci, il supplizio degli uni, l’esilio degli altri furono pressoché continui; nè contenta di tiranneggiare il Lombardo-Venelo, l’Austria volle estendere la malefica sua influenza su tutta l’Italia, cd a lei principalmente si devono attribuire gli errori de’ varii principi italiani e il sangue de’ loro sudditi , di cui tutti si macchiarono. Quindi Iodio contro l’Austria crebbe a più doppi, eia sua dominazione in Italia diventava sempre più impossibile. Dopo il 1858, parve nascere qualche tregua, presagio di una riconciliazione ; ma 11011 fu così. Un’ amnistia agli emigrati politici, e un po’ più di moderazione nei rigori che la polizia usava verso gli stranieri, furono ciò ehe illusero l’Europa, e che fecero credere ad un cangiamento verso il bene nel sistema del governo austriaco. Ma il governo non aveva mutato in niente,, e soltanto ei cominciava a sentire che le sue forze non erano più quelle di prima. Ma lungi dal concedere maggior spazio alle nuove idee, lungi dal piegare un tal poco all'onda soverchiale dei nuovi bisogni sociali, il governo ricalcitrava sempre più pertinacemente, e soffocava i popoli entro le spire vieppiù rigide del dispotismo. Questo crescente mal essere, che cominciava a farsi sentire anco T. VI. 5