64 anche ili quelle aziende, e dalla prelesa tutela governativa; di maniera che non si poteva fare ninna cosa, ancorché piccola, senz’averne prima riferito al governo e senz’ aver consumato tempo e denari in carteggi, in carta bollata, in perizie, in esperimenti di asta e simili. Se volessimo descrivere tulli i vizii dui codici e dei tribunali, non la finiremmo più. Basti il dire che nei tribunali, così civili come criminali, vi erano assai Tedeschi, i quali, mal comprendendo la lingua italiana, pochissimo i dialetti, e nuovi affatto al paese ed ai suoi costumi, era impossibile che potessero giudicare in buona coscienza, e con netta cognizione di causa. I processi criminali ( parliamo degli ordinarii) erano segreti; l’imputato era privo di ogni garanzia e perfino di un difensore, perchè per un assurdo, possibile soltanto nella testa di un Austriaco, il codice dice formalmente che il giudice è anche difensore dell’accusato; un indizio legale, cioè un capriccio od un sospetto di polizia, bastavano per far carcerare un uomo e tenerlo in prigione per più mesi. E quanto quest’ abuso contro il diritto della libertà personale losse portato all’eccesso, lo attestano le tavole statisliche pubblicate per ordine sovrano dal cons. Czornig, dove si vede che, sopra tre carcerati per una imputazione delittuosa, vi è sempre un innocente. Sopra ogni due rei un innocente imprigionato e leso nei suo interessi materiali e nel suo onore, è cosa spaventevole. Aggiungasi che i tribunali non erano liberi, perchè la polizia s’ingeriva di tutto e comandava ai medesimi. Dopo che i tribunali avevano assolto un imputato, la polizia lo richiamava a sè, e si arbitrava di sostenerlo in carcere più o meno lungo tempo senza darne ragione alcuna, e senza che niuno avesse il diritto di chiedergliela. Fra’molti, vogliamo riferirne uno che riguarda persone conosciute , e che appartiene agli ultimi atti di prepotenza della polizia del Torresani : Il sig. Paolo Emilio Nicoli frequentava la casa della principessa Bei-gioioso , quando trovavasi in Milano. La principessa era guardata di traverso dal governo austriaco per le note di lei opinioni, e perchè si credeva che sotto i di lei auspicii uscisse a Parigi un periodico mensile , intitolato L’Ausonio, e lo stile di cui non piaceva al marchese Ragazzi, direttore della censura a Milano. Con tutto ciò^ la polizia non ardiva inveire con una donna, che aveva potenti relazioni, perchè avrebbe eccitato gran rumore ogni ingiuria, che le fosse recata. Non potendo perciò battere il cavallo, volle battere la sella. Appena la principessa parli da Milano, al principio della quaresima del 4847, il co: Bolza fece una visita domiciliare al sig.Nicoli, gli portò via alcune carte insignificanti, ed alcuni giorni dopo lo arrestò e lo condusse nelle carceri della polizia. Ivi fu trattenuto nelle segrete , e tormentato per circa un mese con severe inquisizioni, poi mandalo al tribunale criminale, ove fu tenuto sempre nelle segrete. Il tribunale di prima istanza, in seguito ad una nuova inquisitoria, dichiarò non trovar luogo a procedere. Il tribunale di appello confermò il suo giudizio ; ma il Senato di Verona, dietro le informazioni della polizia di Milano, lo rigettò siccome imperfetto. Dopo una seconda procedura la prima istanza conchiuse come nella precedente. L’Appello, che aveva