310 del rappresentante Pasini. Egli dice, che non si deve lasciare a 12 rap-presentanti il dirilto di convocare l’ Assemblea. Siccome a me pare che sia necessario che un numero, anche piccolo di rappresentanti, per un oggetto di grande interesse, possa ottenere di convocare l’Assemblea, cosi faccio osservare che, quantunque fosse piccolo il numero dei rappresentanti che chiedessero questa convocazione, pesa però sii loro tale responsabilità, da non poter supporsi, che, senza una necessità imperiosa, avessero a domandare che fosse convocata l’Assemblea. Sostengo quindi la mia proposizione; e domando che, se l’Assemblea trovasse di scartarla, si e-sperimenli un’altra votazione per un numero un poco più alto di 42, ma che non arrivi al quarto né al terzo, come disse il rappresentante Pasini. Il rappresentante L. Pasini: Mi pare che il rappresentante Santello si dimentichi, che la sola presidenza ha il diritto di convocare l’Asseni-biea, perchè la presidenza rappresenta, in certo modo, l’opinione, la mente dell’Assemblea. Se dunque 12 rappresentanti (che io voglio sempre ritenere di retta intenzione) trovano necessarissimo che sia convocata l’Assemblea, come saranno in opposizione colla presidenza? 0 veramente vi sarà bisogno di convocare l’Assemblea, e la presidenza sarà la prima a convocarla, od accetterà il suggerimento, che le sarà dato dai rappresentanti; o vi sarà una collisione di opinioni fra i rappresentanti e la presidenza, ed a togliere questa collisione è necessario che non sieno bastanti 12 rappresentanti, ina almeno ne occorrano 30 circa. 11 rappresentante Purè: Io son d’avviso che abbia a fissarsi il unni, a 50. Il rappresentante L. Pasini: Vi aderisco. 11 rappreseittante Vare: La mia emenda quindi, cui assente anche il relatore, è formulata come segue: « o sopra domanda che per un determinato oggetto fosse presentata in iscritto da trenta almeno dei rappresentanti. » La emenda è adottala. Vien data lettura dell’art. 52. Il rappresentante f are : Io devo annunziare, per quanto ricordo, che questo è uno dei punti, sui quali vi fu discrepanza nella Commissione, e che la minoranza opinava non doversi porre alcuu limite al numero delle volte che ciascun rappresentante può parlare sopra una questione. L’opinione della minoranza era fondata sulle condizioni nostre parlamentarie per le quali pochi possono esser tanto sicuri delle proprie parole da venir alla tribuna ed esporre i proprii argomenti confutando in pari tempo tutte le obbiezioni che possono esser latte, in modo da prevenirle tutte. Il rappresentante C. Alberti: Trovo di appoggiare il voto della minoranza perchè mi sembra che le ultime parole sieno appunto, come disse il Vaie, contrarie alla libertà della parola che deve avere ogni rappresentante; dannose alle questioni, che possono venir agitale neU’Assemblea; ed inutili, perchè un altro articolo a ciò provede. Per quanto mi si dica e mi si ripeta, ciò fu detto e ripetuto per altri argomenti, che, cioè, così si fa nelle altre Assemblee, io non potrò mai accettare una tale autorità per ragione. Ritengo che noi dobbiamo benissimo studiare ciò che fu fallo dalle altre Assemblee, ma per una semplice norma, ed adottarlo quando una eguaglianza dì circostanze si manifesta. Ognuno di noi conosce che