M 3 Esultava al prodigio divino. Respirava da ceppi disciolta, E parea che del proprio destino Palpitasse per gioja il suo cor. Ma : o delusa, o tradita, o fu stolta Le catene la cinsero ancor. Circuita da mene e raggiri Gesuitici, ipocriti, infami, Di che fulta è fin l’aura che spiri S’eclissò di sua sorte il folgor; E di nuovo fu presa a quegli ami Che le tesser gl’iniqui oppressor. Su, li scuoti, o Diletta dal Cielo, Frangi ancora quell’empie catene, Sol tessute di fragile velo Da nequizia e da estremo furor; Teco è Dio, teco è il ben del tuo bene, Su distruggi ogni reo traditor. Maledetto dal Verbo umanato Chi blandisce le regie ritorte, E non fosse alla luce mai nato Chi non sente di Patria l’amor: Schiavitude è peggiore di morte .... E ad un Italo è infamia, è rossor. Un sol volo, un sol patto li serri In un sol sacrosanto consiglio, Ti redimi da nordici Sgherri Vendicando il valor, la tua fè; No, non manchi all’Italia un sol figlio, Se d’Italia un espureo non è. De’suoi Dogi l'invitta Vinegia Libertadc sorregge sul trono, Che l’insano furore dilegia Del Croazio, e del Tentone Re, Dal Leone che rugge esce il tuono Che la folgor precede pei Re. Per la Patria MICHELANGELO EMILLJ Ih D.