GRIDO ALL’ITALIA DI CARLO PISANI. Su per la notte procellosa e nera Che rigelò le cenlo tue città, Risorgi o Italia colla tua bandiera, Squarcia quest’aura gonfia d’empietà La terra dei Ferucci udi lo squillo Che da quella dei Bruti il ciel tuonò ; Fugò gl’imbelli il Popolar vessillo, Que’troni ormai son onda che passò — Su su Veneti Liguri e Lombardi Siam tutti figli d’un medesmo ciel Mostriamo al Mondo che non siam codardi Spezziam la pietra del milenne avel. Troppo, ahi troppo! di pianto e di contese Abbian gittato sui trascorsi di, E troppo, ahi troppo ! alle straniere offese Finor l’Italia sol per noi languì. Ci chiaman gente che discorda e sogna Quanti stanno oltra l’Alpe ed oltra il Mar; Oh mostriamo^ per Dio, eh’è vii menzogna, Che una Patria anche noi sappiamo amar! Mostriam che il nostro suolo è suol di forti Ch’han rotto il giogo dell’estranio sir; Che se ci han detto un dì terra de’Morti, Morti, faremo i vivi impallidir Via una volta le oscene ire di parte Che vari palliando a tanti mostri il cor; Voi rinnegati con sacrilega arte Immolate il fratello all’oppressor Quel dì che tutti in un sol uom risorti Ardea dal Faro all* Alpe un sol pensier, Fuggir fu visto questo suol di morti Spaventalo l’esoso empio stranier E sovra l’Alpe e su per le nostr’onde Sventar fu visto l’italo vessi), Mentre intanto racchiuse e fremebonde Stavan le jene al ferreo lor covil. Giorno verrà che alla fugace gloria Scioglierà qualche canto il Trovator Oh la sventura ! oh la tremenda istoria Che s’apparecchia al veritier cantori Dirà: non forza nè valor ci vinse Ma il fratei nostro il suo fratei tradì; Mentr’ altri il suolo del suo sangue tinse. Quà fra discordie si passarno i dì