333 sestante. Chi dunque radunasse (c difficilmente si radunano tanti) 1500 persone, queste non darebbero che un voto, lo domando se questo voto deve contenere, deve reprimere i nostri. Il popolo, o siguori, conosce i proprii eletti senza bisogno del voto palese; egli li elesse perchè li conosce\a prima: i loro atti passali, le loro azioni gl’ispirarono la confidenza, che ebbe in loro eleggendoli. Ripeto che il popolo non ha questa curiosità, che gli si suppone; e benissimo disse il precedente oratore Calucci che tale curiosità non la può avere che un partito, se ci sono parliti. Se non ci sono, non c’ è curiosità; *e ci ìoiio, la curiosità sta nel partito. Io domando ora se giovi, se sia prudente, se sia utile al bene del paese, sacrificare a questa curiosità la coscienza, nella quale ognuno deve discendere, scevro da ogni influenza personale, sia d’ire, sia di amore, sia di seduzione, sia di violenza; la coscienza, eh’è l’ultimo ricettacolo, l’ultimo asilo, nel quale discende l’uomo per dare liberamente il suo voto, atteso dal popolo. Questa sola votazione coscienziosa è sicura. In nome della libertà, del cui nome si abusa, io domando che la votazione sia secreta, altrimenti non è libera. Così faremo quello che fecero i nostri padri, quello che si esige da Venezia di oggi, come si richiese del 4400, e prima e dopo e sempre. Il rappresentante Sirtori: Il rappresentante Avesani ha detto che si abusa della parola Assemblea veneziana, e che, perchè i nostri maggiori deliberarono a voto secreto, noi pure dobbiamo deliberare così. Altri tempi, io rispondo, altri costumi. Io domando al sig. Avesani se egli crede che noi siamo aristocrazia oligarchica, com’erano i nostri maggiori? (Applausi.) Anzi io credo che tutti i ragionamenti del sig. rappresentante Avesani, tutti i ragionamenti di quelli, che difendono il voto segreto, tendano a costituire nell’Assemblea un’aristocrazia, una oligarchia. (Segni di disapprovazione.) Perchè domando io se una persona, che non delibera consultando la propria coscienza, senza bisogno di renderne conto ad alcuno; domando io se questa persona non si costituisce in sovrano? (Disapprovazione.) Noi non siamo sovrani; abbiamo ricevuto un mandato dal popolo, e a lui dobbiamo renderne conto. Vorrei anch’io che c’ispirassimo delle grandi memorie, non già per nascondere tutte le nostre deliberazioni col voto secreto, ma che c’ispirassimo per fare anche noi grande cose. 10 credo che tutti i grandi atti dell’Assemblee politiche non furono votati a voto secreto, ma a voto pubblico. Se si abusò della parola pubblico, io non credo che nessuno di noi abbia abusato della parola popolo. E tutti quelli che parlano del buon popolo credo che vorrebbero ridurre il popolo alla condizione di schiavo. 11 rappresentante Avesani disse: il popolo, il buon popolo tranquillo, >>on dimanda conto dell’operare a’suoi deputati; si contenta di eleggere » suoi deputati; si occupa del vivere del giorno e di nuli’altro: è solamente il popolo che gozzoviglia, che tumultua, quello che vuol soddisfare la curiosità su ciò che fanno i suoi deputati.