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colle quali essi non aveano nulla che faro^ e <li godere aneli’essi di quello libertà che erano ornai diventate un patrimonio comune di tutti i popoli civili dell’Europa; e fu soltanto l'ostinato e violento procedere dell’Austria che li trasse alla disperata risoluzione di separarsi definitivamente da lei.
    Infatti, i rigori crescevano a misura che diminuivano altrove: la censura diventava sempre più esigente, la polizia più sofistica, il governo più imperioso, onde l’irritazione degli spiriti trovava ogni dì qualche nuovo alimento; e Pio IX, di cui nessuno da prima si curava, cominciò a diventare anche il simbolo dela redenzione lombardo-veneta.
    Crescendo quindi il malcontento nel Lombardo-Veneto, a misura che si ampliava la libertà negli altri paesi d’Italia, fu allora 'che 1’ Austria concepì un disegno degno di lei. Una congiura, che doveva aver luogo in Roma il 46 luglio 4847, doveva portare la strage fra un popolo inerme e festeggiatile, ed ammazzare o rapire il Pontefice. Onde trarre un pronto vantaggio da quest’azione orribile, Radetzky, il giorno seguente, faceva invadere Ferrara. Ma la congiura fu scoperta, e l’aggressione contro uno stato inoffensivo ed amico, mettendo in vie maggior luce le tristizie dell’Austria, accrebbe l’odio e gli sdegni contro di lei.
    Altri misfatti non tardarono a manifestarsi in Milano. L’Austria, onde giustificare un assembramento considerevole di forze in Italia e trovare un prelesto per farne pagare le spese agl' Italiani, che avevano la sciagura di essere suoi sudditi, commise alla polizia di Milano di promuovere disordini ; onde, nata qualche grave sedizione, si offrisse il destro d’imporre una forte contribuzione al paese e di raddoppiare il contingente della guarnigione, adducendo la necessità di dover contenere le ribellanti provincie. Questa asserzione, che pare strana, è confermala pienamente dal procedere della polizia e del maresciallo Radetzky, e dai successivi avvenimenti, che in altro modo sarebbero inesplicabili.
    Il maresciallo Radetzky, il direttore di polizia Torresani, e lo stesso conle Pachta, non furono mai uomini di sangue, nè che si compiacessero di gettarsi a misure avventate o sediziose; che anzi portavano io spirito dello stesso loro governo, diffidente e cauto. Tulli tre erano in Italia da trenta e più anni, conoscevano perfettamente il paese, e sapevano quanto egli fosse inerme; e sapevano altresì che, se i Milanesi sono di umore allegro e satirico, sono anche inoffensivi e niente inclinati alle sedizioni, F pure questi tre uomini, contro 1’ abituale loro carattere e contro F interesse stesso del governo che servivano, diventarono tulio ad un tratto facinorosi, turbolenti, provocatori; e sono essi che iniziarono tutte le sommosse popolari e tutte le scene di sangue, che si successero dal settembre in poi.
    Donde questo singoiar mutamento, se non era dietro ordini ricevuti da Vienna? A qual uopo correr dietro ad una congiura e in traccia di un comitato segreto, che essi medesimi sapevano non esistere, se non per avere pretesti d’inquietare i privali ed il pubblico? A che gli arbitrii lasciati al Bolza e la licenza accordata ai poliziotti se non per provocare' sdegni e reazioni?
    Queste concitate esasperazioni erano già cominciate da un mese5