59 Eccovi quanto, in poco più di quaranta giorni, la Commissione provvisoria di governo ha fatto per la conservazione, tutela e prosperità dello stato. Abbiamo fiducia che, se non riconoscerete ciò esser molto, non ci negherete il merito del buon volere, e del sacrifizio per ottenere anche più. La nostra coscienza non ci accusa di nulla; che se voi ci accompagnerete colla vostra approvazione, rientrando nella vita privata, noi crederemo di aver ottenuto un guiderdone troppo onorato, quando sentiremo dirci zelanti servitori di questo popolo, così buono^ così grande, così degno; dì questo nostro solo sovrano, nostro Dio, a cui solo consagriamo di cuore il riposo, e, se fia duopo, consagreremo la nostra vita. Quanto all’ estere relazioni, su cui riceverete più ampie comunicazioni del respettivo ministro presidente del Consiglio, noi trovammo interrotta ogni relazione coi governi stranieri e con quelli degli stessi stali italiani. Il toscano però, legato a noi di fède e di speranza , ci seguì colla sua simpatia. Col sardo pure s’iniziarono trattative, delle quali abbiamo motivi di essere soddisfatti. Noi per tal modo, pressoché isolali al di fuori, alle proteste e minacce della diplomazia non rispondemmo che preparandoci per quanto era in noi a resistere. Sentendo che i nostri principii erano l’espressione di quelli del paese, la giustizia della nostra causa ci ha fatto confidare in quella potenza di sacrificio , della quale è capace un popolo che Dio suscita a nuova vita. La temerità ci parve un obbligo: l’avere elevata la bandiera italiana sul Campidoglio sarebbe stato un sacrilegio verso tutta la grandezza del passalo e dell’ avvenire d Italia per chi non si fosse sentito capace di sostenerla onoratamente. Qualunque cosa avvenisse, se non ci era concesso l’essere certi della vittoria, dovevamo assicurarci la coscienza di non aver mancato al nostro dovere, al nome di Roma ed a quello d’Italia. Del resto, ne siamo sicuri, la simpatia delle nazioni rette a democrazia non mancherà giammai di opporsi a chi tentasse di sopraffarci col numero e colla materiale violenza. La nostra causa non è isolata, non è quella di un popolo : essa ha una estensione immensa, giacché la democrazia ogni giorno guadagna terreno e vince sulla prepotenza del vecchio sistema. Abbiamo alleali da per lutto sotto questo rapporto. Non è più dato soffocare impunemente un popolo perchè egli abbia osalo proclamare il diritto naturale di reggersi come gli aggrada. Le sacre leghe trovano il nemico nel proprio seno. Un’ altra lega più sacrosanta, quella dei popoli, s’ingrossa e si fa compatta ogni dì più, per umiliare e combattere anche, ove occorresse, quella dei re. Quanto a noi, l’ordine e lo sviluppo, ch’ebbero il suffragio universale, mostrano che il nostro popolo, proclamando la propria sovranità, proclamò un diritto, ch’egli è capace di esercitare. Il suffragio universale non fu applicato con tanta regolarità ed estensione , forse neppure nei luoghi, ove questa stessa istituzione fu iniziata. Il nostro popolo, primo in Italia che si è trovato libero, vi ha chiamati sul Campidoglio a inaugurare una nuova era alla patria, a sottrarla dal giogo interno e straniero, a ricostituirla in una nazione, a purificarla dalla gravità dell’ antica tirannide e dalie recenti menzogne costituzionali.