216 gnalaronsi pel contegno e la precisione con cui eseguivano i comandi ricevuti dal loro veterano ed intelligente Capo. Ieri il Generale in capo, accompagnato dal Ministro della guerra e dal Ministro della Marineria, rassegnò sulla Piazza di S. Marco un Distaccamento di Artiglieria, un Battaglione della quarta Legione, un altro della quinta ed il Battaglione delle Alpi di novecento uomini nuovamente ordinalo, che i Veneziani vedevano la prima volta, ed ammiravano l’aspetto marziale di que’ montanari, e l'eleganza de’loro vestiti. Il Generale in capo fu soddisfatto di tutte le truppe che rassegnò, e diede ordine che ogni domenica il presidio di Venezia si riunisse nel Campo di Marte, ove egli stesso comanderebbe le manovre di linea, lusingandosi che si troverà soddisfatto della loro istruzione, affidata al Generale di divisione Solerà. Il tenente generale comandante in Capo _ GUGLIELMO PEPE. 27 Febbraio. PAROLE DI GIUSEPPE MAZZINI AL POPOLO VENEZIANO. Scritte da Firenze il 21 febbraio corrente. Fratelli miei. — Un abbraccio e un ricordo. Un abbraccio per la gloria che voi diffondete sul nome santo d’Italia — per la fede serbata alla bandiera dell’indipendenza e della libertà, quando il tradimento regio e gli avversi fatti lasciavano voi soli a difenderla — per l’insegnamento che voi date a noi lutti della più rara virtù, la costanza : un ricordo perchè come avete saputo guardare il core dal terrore che vien dal nemico, sappiate guardare la mente dalle illusioni che v’affacciano i falsi amici. — Splenda in Venezia l’idea pura, incontaminata di transazioni codarde colla forza cieca che mira a uccidere il corpo colle false dottrine che uccidono le aspirazioni dell’ anima. L'Italia del medio Evo traeva alternando gli auspicii dall’impero e dal Papa. La Nuova Italia, l’Italia del Popolo li trarrà, benedicendo da Venezia e da Roma: da Venezia che serbò il fuoco sacro della Nazione, da Roma che ne diffonderà la luce e il calore fecondo per tutta quanta l1 Italia. Roma s’ispirò alia fede in Venezia; Venezia s’ispiri oggi 111 Roma alla speranza dei grandi fatti che stanno per sorgere: dall’intima unione delle due città sorgerà la potenza d’ amore che annoderà, in moto d’unica vita, tutte le parti del bel paese. E avremo forza, gloria eterna e santità di missione. Non badate, o fratelli, a voci insidiose che movano da uomini traditori del concetto italiano in una parte della nostra terra, data anch’ oggi agli artefici dei raggiratori ed ai sofismi dei corligi8"1. Rimanete fedeli alla religione dell’ unità nazionale. Roma aspetta questo da Voi: Roma che non può vivere, se non della vita d’Italia. E 1’Ilal,a vivrà., nè forza alcuna potrà far che non viva, il giorno che vedrà i1