5 02 natali e ricchezze : molli erano tradizionalmente affezionati aU'Auslria, c tulli erano personaggi per eia, per indole, per tranquille abitudini di privala vita, alieni affatto dalle agitazioni politiche. Fra costoro era notabile il conte Opizzonij arciprete della cattedrale , quasi centenario, tenuto per le sue virtù e per la sua pietà in concetto di santo : macero dai digiuni, coperto di arsiccia pelle, cieco, sordo, pallido, fioco, spettro de: sepolcri, che sfida la luce del sole, questo venerabile vecchio, immagine di transizione fra la vita e la morte, fra il tempo e l’eternità, afferrando le braccia del principe, gli disse: — Altezza, ho molli anni, ed ho veduto molte cose; vidi le profanazioni de’Giacobini e le crudellà dei Russi ; ma fatti atroci, come quelli che successero nei passali giorni, nè li vidi, nè li udii giammai. — Ma queste rispettabili autorità, ch’era-110 mai in faccia al misterioso ed immorale governo, che da Vienna reggeva le sorti della Lombardia e del Veneto ? Che erano mai a fronte dei rapporti di un conte Pachta e di un co: Bolza? Questo confronto basta da se solo a far giudicare il governo austriaco. Il quale, mostrando col fallo eh’ ei non sapeva governare coi modi legittimi, si era posto da se stesso fuori del diritto comune. Nè può addurre per iscusa di essere stato ingannalo da’suoi agenti: imperocché, quando non si vuole essere ingannati, non si dà la propria fiducia ad uomini notoriamente infami, quali erano un Bolza, un Parlila, un Coc-king, un Ragazzi; non si presta una cieca fede ai rapporti di una polizia, avvezza a veder tulio solto sinistri colori; non si destituisce su due piedi un magistrato d’incorrotta fede; non si trattano con disprezzo i reclami di una numerosa popolazione; non si sovvertono le leggi pubbliche ; non si governa con un potere arcano. No ; il governo austriaco non fu ingannato , ma volle esser ingannato ; ei conosceva benissimo lo sialo delle cose, ma lo dissimulava; ei voleva suscitare una sedizione, per avere il pretesto di opprimere ; ei cospirava contro i Lombardi ; ei mandava ordini segreti in proposito ; egli operava in modo conforme al malvagio suo disegno, Jid infatti il conflitto fra il potere legillimo ed apparente e il potere violento ed occulto era tale, che il 6 di gennaio il viceré pubblicava un proclama, unico dopo treni’anni da ch’egli era viceré, col quale dava torto ai Milanesi, come se essi e non gli Austriaci fossero siati gl* autori delle scene cruente di tre giorni innanzi ; ma pure conveniva che il sistema governativo aveva bisogno di riforme, e prometteva fondate speranze che i reclami falli in via legale sarebbero stati esauditi a Vienna. Ma, continuando le violenze della polizia e della soldatesca, il giorno 9 pubblicava un altro proclama , in cui dava ragione ai Milanesi, confessava che si erano commessi abusi di potere , asseriva di aver ricuperato in sua tnauo tolte le redini del governo, che avrebbe saputo contenere ciascuno nei limili del proprio dovere , e continuava a dar buone parole e conforti di speranze. Ma la sera dello stesso giorno 9, i soldati allontanali da Milano, rinnovavano gli stessi disordini a Pavia: ivi p»re notturne aggressioni; ivi pure violenze nei caffè, ivi pure ferimenti ed assassinii. £ nel medesimo giorno 9, intanto che il viceré sottoscriveva a Mi*