Ma dunque Dio, dal dì che maledetto» Hai di Cain la stirpe, il tuo furor Non vuol ancora scancellato il detto Che ci condanna a quest’eterno orror? L’Eredità del gran delitto passa Col tremendo flagel d’età in età, E l’ira del Signor mai noi trapassa Ma eternamente ci percote e stà Non c’è Dio, non c’è Dio, gridan le genti Nello spasmo febbrente del dolor ! ! ! Oh tu perdona alle angosciate menti ! È il deliro convulso di chi muor. Nell’agonia fantasimi iracondi Surgon giganti ad impaurirci il cor, Che gridan spaventati e fremebondi: Fummo traditi, e voi dormile ancor? Poi forsennate passatici davanti Le Vergini in altissimo delir, E desolate madri alto sciamanti; Ci rapir tutto, e qui si stà a dormir? E per la Chiesa d’uman sangue intrisa Mover danza selvaggia il trionfator; Violati i tabernacoli, e derisa L’ostia fatta trofeo del vincitori Dove sono gran Dio le tue vendette Che via per l’Orbe scatenarno il Mar? Dove dove, gran Dio, le tue saette Che terno una Pentapoli fumar? Del tuo Vicario ci spronò la voce Questa terra di pianto a vendicar, E sovra i petti e sul vessil la Croce Per la tua fè siam scesi a battagliar. I profani che un giorno in vii mercato Il sacro tempio osarono mutar, Dell’ira tua santissima indignato Col flagello andò Cristo a fulminar. Più di tutti i mister questo perdono D’oscura nebbia ne travolve il cor! Viva Dio! sempre l’empietà sul Trono E gli oppressi immolati all’oppressori Italia sorgi — a vendicar ti resta Col sangue dei fratelli, i sacri aitar: Per questo sol l’ira di Dio s’arresta; A te il soffrir, la gloria a te vuol dar. Su sorgiamo, fratelli, e invereconde Non s’alzin l’ire a disbranarci ancor Troppo di pianto fur finor feconde E troppo n’ha esultato il vincitor.