206 Santa Sede, protestiamo ne'modi più solenni, e ne dichiariamo la nullità, come abbiamo fatto degli atti precedenti. Voi foste, o signori, testimonii degli avvenimenti, non mai abbastanza deplorabili del giorno 15 e 16 novembre dell’anno scorso, e insieme con noi li deploraste, e li condannaste. Voi confortaste il nostro spirito in quei giorni funesti; voi ci seguiste in questa terra, ove ci guidò la mano di Dio, la quale innalza ed umilia, ma che però non abbandona mai quello che in lui confida; voi ci fate anche in questo momento nobile corona, e perciò a voi ci rivolgiamo, affinchè vogliate ripetere i nostri sentimenti, e le nostre proteste alle voslre corti, ed ai vostri governi. Precipitati i sudditi pontificii, per opera sempre della stessa ardita fazione, nemica funesta della umana società, nell’abisso più profondo di ogni miseria, noij come principe temporale, e molto più come capo e pontefice della cattolica religione, esponiamo i pianti e le suppliche della massima parte de’nominali sudditi pontificii, i quali chiedono di vedere sciolte le catene, che gli opprimono. Domandiamo nel tempo stesso che sia mantenuto il sacro diritto del temporale dominio alla Santa Sede, del quale gode da tanti secoli il legittimo possesso, universalmente riconosciuto; diritto che, nell’ordine presente di Provvidenza, si rende necessario e indispensabile pel libero esercizio dell’apostolato cattolico di questa Santa Sede. L’interesse vivissimo, che in tutto l’orbe si è manifestato a favore della nostra causa, è una prova luminosa che questa è la causa della giustizia; e perciò non osiamo neppur dubitare che essa venga accolta con tutta la simpatia e con tutto l’interesse dalle rispettabili nazioni che rappresentate. Gaeta 44 febbraio 1849. 23 Febbraio. PARLAMENTO PIEMONTESE CAMERA DEI DEPUTATI — Sessione del 45 febbraio. Discorso del deputato Cagnardi sulle relazioni che dovrebbe tenere il Piemonte cogli Stati Romani. Il sig Cagnardi: Nell’entrare questa mattina nella Camera mi era formato un gruppo di idee, che a quest’ora mi sono svanite; chiedo adunque l’indulgenza della Camera, e mi proverò se me n’è rimasta qualcuna. (Movimenti d’attenzione.) Nel giornale di epiesta mattina ho riletto che a Roma si è proclamata la repubblica; lo stesso avverrà probabilmente in Toscana; domanderei al ministero se abbia pensato, e se intenda d’inviare qualcheduno, che ci rappresenti presso quei governi nazionali. L’Inghilterra, quando fu espulso Carlo X, non tardò a riconoscere Luigi Filippo. Quando Luigi Filippo venne a sua volta cacciato di Francia, non esitò punto a riconoscere la repubblica. Mi sono determinato a quest’interpellanza, perché, a dir vero, nel conto, reso sabbato dal presidente dei ministri, vi 1|0