220 di quella, in cui le abbiamo ricevute. Cosicché i timidi, che si allarmano per voci vaghe ed infondate, possono avere la certezza che nessun nuovo ed estraordinario provvedimento è per ora necessario; e che, se la guerra si prolungasse, o, più precisamente parlando, se si prolungasse la presente incertezza anche dopo il mese di maggio, l’Assemblea ha lutto il tempo necessario per discutere e decretare quelle disposizioni, che crederà più utili al paese, con lo scopo specialmente di evitare emissione di nuova carta monetata. Che se vogliamo considerare quanto fece il Governo per sostenere il credito della carta di Venezia, collauderemo a ricordare lo studio posto a [ondarla sopra basi indipendenti dal credito pubblico dello Stalo, dando all’una specie le garantie del credito privato, ed all’altra il carattere di comunale, e il fondamento di un’imposta certa e determinala, che ogni Governo ha diritto di decretare e di cedere, e nessuna successiva amministrazione avrebbe sufficiente interesse di annullare. E dopo avere opportunamente fatto appello al singolarissimo buon senso del nostro popolo, e vinte le difficoltà della prima impressione prodotta da una istituzione qui inusitata, abbiamo procurato di seguirne con occhio vigile V andamento, astenendoci con ogni cura dalle misure rigorose e violenti, che nuocono sempre. Perciò abbiamo regolala, per quanto ci fu possibile, l’emissione elfettiva della carta a seconda delle condizioni della Borsa; abbiamo creato cedole di minimo valore, mettendole in circolazione, quando veramente risultarono indispensabili; abbiamo battuto monete nuove di rame e quelle di quindici centesimi correnti, aumentandone ogni giorno la massa. Certamente, il bisogno continuo di esportare danaro effettivo per l’acquisto delle sussistenze, e la sfiducia, inevitabile nei rivolgimenti politici, che nasconde i tesori, e li nasconderebbe tanto più, se il Governo si mostrasse capriccioso o senza molivi gravissimi violento, produssero un aumento nel prezzo delle monete metalliche e crearono non lievi imbarazzi alla popolazione e al Governo. Ma se riflettiamo, come tale disagio si manifesti dovunque, e specialmente nella nemica Austria; e se ricordiamo anzi come la nostra carta abbia per lungo tempo avuto tm prezzo cambiario più elevato dell’ austriaca ; dovremo convincersi che i risultameli furono migliori assai dell3 aspettazione, e ci persuaderemo che la stessa solidità della carta nostra ci fu sotto qualche punto di vista nociva, eccitando l’esportazione delle lire effettive per Trieste, dove la moneta metallica difettava maggiormente e valeva di più. Per evitare poi il pericolo più grave, quello, cioè, che gl’importatoi'1 di oggetti di prima necessità si astenessero dall’affluire nel nostro porto, per la difficoltà del rimborso, abbiamo nuovamente fatto appello all’in6' sauribile carità cittadina, e promosso un cambio di moneta metallica contro carta monetata, ad oggetto di costituire un fondo alla Commissioni annonaria, col quale permutare a prezzi di convenienza la carta a quc^ che importassero oggetti di prima necessità. Dopo tanti sacrifici!, fa**’ dai Veneziani la Camera di commercio, che assunse e compiè con fervido zelo l’incarico, giunse a raccogliere la ragguardevole somma di l*rC 450,000 circa, delle quali lire 100,000 circa al pari. Al quale danaro