494 noi procedevamo allora di conserva; in apparenza, non c’era fra noi divisione; non eravamo sparlili, come adesso, in regii ed in repubblicani. ( Rumori diversi. ) Allora, i nostri sforzi cornimi potevano essere più potenti, riguardo a’ tentativi ch’avesse fatti l’Europa. Chieggo aH’Assemblea s’ella seguirà il governo in tal via, dato che il governo vi si sia messo veramente, lo noi credo. EH’è una queslion d’onore per ciascun membro di quest’Assemblea. Ma altresì, e sopra questa considerazione, ne ha una più potente: elFè una questione di dignità per la Francia, che si è impegnala verso l’Italia, verso tulli i popoli, inscrivendo nella sua Costituzione che rispetterebbe e farebbe rispettare i diritti dei popoli nella dichiarazione del loro affrancamento. Da questo lato, per tulte queste considerazioni, è impossibile che l’Assemblea si smentisca; è impossibile che l’Assemblea venga qui, nel 1849, un anno dopo la promulgazione della repubblica in Francia, a dire che i trattati del 1815 debbono rimanere il diritto internazionale dell’Europa. Questo è il pensiero del ministero; ei non potrà dire il contrario. Proporrò dunque all’Assemblea, pel suo utile stesso, per l’onore e la sicurezza della Francia, di mantenere il suo volo sulla questione ila-liana ; e soprattutto, stanziando un decreto nuovo, di pensare che ha ua impegno, irrevocabilmente preso da lei, circa dieci mesi fa. Non ho più niente a dir, cittadini. Mi rimane, per porre la questione in ischielto modo, per porla in forma che non ci sia ambiguità nè da una parte nè dall’altra, in forma che, presto o tardi, non si possa rimproverare all’Assemblea nazionale d’aver cercato d’ingannare un popolo, facendo rilucere a’ suoi occhi false speranze ne’ tentativi ch’ei potè fare in favor della libertà ; mi resta a proporre all’Assemblea di mantenere il decreto, ch’ella stanziò il 24 maggio inteso a sostenere l’affrancamento dell’Italia. Per tal guisa, eli’avrà adempiuto il suo debito verso i popoli italiani; l'avrà adempiuto verso la Francia, di cui preserverà per questo fatto stesso e l’onore e gl’interessi. 11 sig. Favart : S’eli’ è una proposizione, bisogna osservare le forme prescritte. Le non sono più interpellazioni. Una voce: Egli è un ordine del giorno motivalo. Il presidente: Tocca parlare al sig. ministro degli affari esterni. ( Agitazione. — A’ voti! a’ voti! — Parlate! parlate!) Il sig. Drouyn di Lhuys, ministro degli affari esterni: Cittadini rappresentanti, si erano annunziate interpellazioni, e si porla a questa bigoncia una proposizione. Si propone all’Assemblea di riprodurre un decreto anteriore. Sotto l’apparenza d’una semplice conferma d’un avviso anteriore, si vuol fare stanziare un nuovo consento, e conseguenze pericolose, del pari che erronee. Noi pretendiamo rimanere fedeli al voto delFAssemblea nazionale, pur mettendo in pratica la politica, che conoscete. ( Rumori ironici a sinistra. ) Alcune voci: Quale? quale? Il sig. Stefano Arag : Confessiamo la nostra ignoranza ; noi n°u conosciamo questa politica!