305 Se avete ancor tempo, fuggite ! venite alle nostre braccia fraterne ! Ma agl’innocenti, agli oppressi, ai veri Italiani porgiamo sollecito, doveroso, \itale soccorso. MANIN sulla soglia augusta del nazionale palazzo, enfatico inspirato, ci promise d’impugnare un brando, e venire fuori con noi. Venga! Quest’è il decisivo momento! Noi tutti lo seguiremo! La sola sua voce basterà ad animare i più timidi, la sua presenza basterà per istillare in ogni petto marziale entusiasmo. A questo eccitamento, a questo prestigio tutti andremo fuori, e tutti avanti. Se anche non è soldato, un solo suo grido sarà efficace per infiammare il coraggio di mille e mille, che intrepidi combatteranno colla benda sul ciglio. Fuori noi tulli! Con MANIN alla riscossa! alla anniversaria riscossa! Questo popolo, scevro da passioni, cupide, ambiziose, sente la lealtà, la giustizia, il vero affetto di patria, e mira al solo scopo per cui il gran movimento fu intrapreso, e fermo nel suo diritto, perseverante nell’arduo cimento, conosce: che come la sorte d’Italia sta in Venezia, la sorte di Venezia sta in MANIN, e quindi con altissima voce grida: Dio CE LO DIEDE ! GUAI A CHI LO TOCCA! Perciò è tempo di nuovamente operare, ma da forti, da tremendi operare. Passarono gli aspri geli. Il cielo è tiepido, puro, la terra asciutta. Sembra che natura propizia c’ invili a compiere 1’ opera doverosa, sublime, immortale, l’opera del riscatto degl’infelici dilaniati nostri fratelli. Tutti in un punto prendiamo la tremenda parola. Questa parola sia un grido universale di vespro, sangue, morte, strage, massacro dei barbari! Addosso! addosso! Fuori tutti con MANIN, tutti ai barbari addosso! Venga come ci à promesso! venga alla sacrosanta battaglia il gran Cittadino per cui Venezia resiste, e per Esso l’interna causa dignitosa mantiene. Questo popolo nuovamente giuri di seguirlo impavido, risoluto, furente : sì questo popolo che sente alto spirito Italiano, che nutre fedeltà giustizia, e gratitudine, che a MANIN consacrò degnamente i più nobili affetti, le simpatie più soavi, e che col più spontaneo e sincero entusiasmo di nuovo grida: Dio ce lo diede! Guai a ciii lo tocca! GIOVANNI TOPPANI. T. VI. 20