57 creduto troppo sollecito di prevenire la futura legislazione, per l’urgenza di ridonare alla libertà del commercio immensi valori di proprietà. Si è sgravata la popolazione più operosa e indigente da un dazio improvvido e vessatorio, che desolava le campagne, ed era il frutto dei dolori e delle lagrime del povero. Riformati gli uffiici, disciplinati i dicasteri, semplificati e posti in una giusta economia tutti i rami dell’amministrazione. Le misure di polizia non sono state nè languide da compromettere la causa della patria, assalita da tante mene occulte e da tante mosse palesi, nè sbilanciate al segno nell’energia da rendere odiosa ed invisa una dittatura provvisoria: sgomentare i tristi, senz’allarmare il pubblico e i cittadini tranquilli, è stato lo scopo insieme e l’eiletto, che si è cercato ed ottenuto in un tempo di tanta effervescenza interna ed esterna. Passando al ramo de’pubblici lavori e del commercio; gli sconvolgimenti politici, come sempre, avevano agito nelle condizioni economiche dello stato, e soprattutto delle classi più numerose e più povere, su cui pesavano già vecchi abusi. Provvedere alla mancanza di lavoro, alleviare per quanto era possibile i pesi della parte più bisognosa del popolo, era, non solo dovere di umanità, ma di ordine e di moralità pubblica. A tal uopo, oltre all’abolizione già accennala di una imposta che, gravitando sui generi di più urgente e generale necessità, pesava massimamente sull’indigente, si provvide all’attivazione di opere pubbliche giovevoli non solo ad ornare la città, ma a fornire un pane alle arti ed alla industria, durante la crisi commerciale, e massimamente a neutralizzare i danni della mancanza dei forestieri, che nella nostra città spendevano, ciascun inverno, meglio di un milione e mezzo di scudi; cose tutte, che udirete più distesamente dal ministro stesso dei lavori pubblici e del commercio. In ordine al tesoro pubblico, non verremo enumerando gli ostacoli finanziarii di un governo che, potendo diffìcilmente per la sua situazione provvisoria aprire nuove fonti di ricchezza, trovava deboli le precedenti, ed esausto l’erario. Ogni mezzo vigoroso, lecito a chi porti un espresso mandato dalla nazione, avrebbe in esso assunto l’aspetto di violenza. Tali angustie ci furono ostacoli tremendi per provvedere a lutti i bisogni dello stalo, e principalmente ai militari. I preparativi per la guerra costituivano l’esigenza più imperiosa della nostra posizione. Intanto noi, oltre alla scarsezza del numerario, trovammo un’assoluta mancanza di tradizione militare nella truppa regolare, un difetto d’organizzazione in tutta la milizia, di regolamento nel- 1 ufficio di tale ministero, ed oltre ciò immensi bisogni di materiali, armi, equipaggio, artiglieria, cavalli, locali, caserme ed ogni altro apparato di guerra. Come vedete, la nostra opera fu generalmente ristretta a mantenere le forze che esistevano, mentre le difficoltà, che vi accennammo, c’impedivano Paumentarle quanto avremmo desiderato: pure ci confortiamo di non aver fatto poco, e quando la causa dell’iudipendenza chiamerà le nostre file sotto la sua bandiera, un’armata poco al di sotto di quarantamila uomini formerà il contingente romano.