iU lulo monarchico, che dee reggere il regno dell’Alta Italia. Togliete via questa condizione; e il decreto del Parlamento è rotto, gli abitanti della Venezia e della Lombardia vengono sciolti dal loro giuro. Ma 1’ aderire all’Assemblea presente di Toscana e di Roma, è quanto un rinunziare all’Assemblea futura; imperocché, le une e l’altra essendo politiche, quelle escludono necessariamente questa. Nè si può dire che le prime suppliscano alla seconda, essendo impossibile che ci convengano regolarmente gli abitatori delle provincie occupate ed oppresse dall’inimico. Ora il rompere uno Statuto parlamentare è delitto; l’annullare anticipatamente quel regno dell’Alta Italia, che dee riuscire il maggior presidio della comune indipendenza, sarebbe, non solo delitto, ma scelleratezza. E noi, ministri di uno stato cisile, oseremmo assumere un tal carico? E in grazia di una Costituente improvvisata da altri, verso la quale non abbiamo impegno di sorta, rinunzieremo quella di cui non siamo arbitri, e che si collega coi maggiori interessi della patria? Ma l’unione di Toscana e di Roma farebbe pure ottimo effetto nell’opinione generale; e, se non può recare aiuti materiali al principiar della guerra, potrà almeno conferire al suo proseguimento. Certo sì, o signori; e niuno più di noi desidera questa unione, niuno l’ha chiesta e promossa più ardentemente; e da noi non è rimasto che il Piemonte non sia già stretto di patto fratellevole con quei due popoli italici, l’uno dei quali ha sugli altri il vanto della gentilezza, e l'altro fu in addietro il primo popolo del mondo e serba tuttavia i semi della virtù antica. Ma a tal fine non si ricerca una Costituente politica; la quale, desiando le passioni e gli studii di parte, spaventando i savii, inanimando gl’immoderati, pericolando le nostre instituzioni, può più nuocere che giovare. E invano si opporrebbe che il primo suo periodo, da fornirsi innanzi che si venga alle armi, non si dee occupare che degli apparecchi della comune difesa. Imperocché il mandato essendo incircoscritto, niente ci assicura che si abbia a stare fra questi limiti; sovrattulto se si parla della Costituente romana, la quale sarà costretta innanzi tratto a decidere sulle liti insorte col Pontefice. Oltre che, sebbene i termini dei militari preparamenti non si trapassassero, siccome il primo arringo dell’Assemblea è moralmente indiviso dal secondo, e questo è non meno autorizzato di quello dal decreto di convocazione, ne segue che non si può approvar l’uno senza assentire all’altro e rendersi sindacabile di tulli i mali clic possono nascere. I quali sono infiniti e difficili a misurare. Imperciocché, se la nuova Costituente piglia un cattivo indirizzo, chi antivede i disordini, nei quali potrà trascorrere ? Chi avrebbe presagito che dalla Costituente francese del secolo scorso, incominciata sotto auspicii così felici, fossero per uscire gli orrori di una demagogia sfrenata, e torrenti disangue, e il regicidio? Certo si è, che se la Costituente toscana e romana male si avvia, "'vece di unir gl’italiani, accrescerà i loro scismi e accenderà il fuoco della guerra civile. Invece di assodare le nostre instituzioni, le spianterà dalle radici, sostituendo al principato civile un vano fantasima di repubblica. Invece di suggellare quella concordia dei principi e dei popoli,