117 diritto elettorale, abbiasi volato intendere, nò tacitamente nè espressa-mente, di rinunciare ad altra cittadinanza italiana. 10 credo sia del decoro di tutti i deputali, che devono prender parte alla votazione, e sia anche dovere deir Assemblea lo sciogliere la questione se la legge elettorale debba essere intesa in questo senso : se per essere elettori in questa città, il militare debba o no rinunziare alla citta' diuanza sua propria. La decisione positiva ben si potrebbe ammettere per quelli, che appartengono ad altre nazioni che non sono italiane, e di più io credo che veramente questo sia il senso più naturale che nella legge elettorale alla parola cittadinanza si possa attribuire. E la dichiarazione di essere obbligali a non dipendere da altro governo che da quello di Venezia, non panni che implichi quella di rinunziare alla propria cittadinanza. La prima credo che a tulli si possa chiedere, ed all’ opposto non credo che ad alcuno si possa domandare di rinunciare ad una cittadinanza italiana. E nessuno credo rmunzierà, nè espressamente nè tacitamente, alla cittadinanza di una parte qualunque d’Italia. (Fragorosi applausi.) Alcuni rappresentanti domandano la parola. 11 rappres. L. Pasini: Quanto io aveva detto si riferiva all’art. 8, della legge elettorale. Ecco la nostra base. Bisogna strettamente attenersi a quella legge ; se non accomoda, in seguito potremo cangiarla. Nei circondar» civili si richiese espressa la dichiarazione di non conservare altra cittadinanza. Pei militari, si è detto, non importa dichiarazione alcuna; il fatto solo del presentarsi all’elezione fa ritenere clic ogni militare tacitamente rinunzii a qualunque cittadinanza anteriore. Il rappres. Sirtori sostiene che l’Assemblea dee manifestare il suo voto per l’osservanza stretta dell’ articolo, oppure per la larga interpretazione di questo. Il rappres. Olper: Se quesla questione assai delicata non fosse stata messa innanzi all’Assemblea, certo io non sarei stalo il primo; ma, poiché la questione è sorta, è meglio deciderla e deciderla in quella forma che non lasci dubbio alcuno su questa parte della legge elettorale. Questa legge fu emanata dalla dittatura; e buona, o cattiva che sia, quella legge si deve seguire nella verificazione dei poteri. Se l’Assemblea crederà in avvenire dovere stabilire delle nuove leggi sopra nuove elezioni, eli’ha poteri illimitati, e potrà rivolgere i suoi lavori anche su questo punto. Ma sino a tanto che leggi nuove non vi siano, io ritengo che la legge dittatoriale debba seguirsi. Frattanto, e fino a tanto che il territorio veneto avrà, come credo die sia il desiderio di tulli, la sua cittadinanza unificata alle altre cittadinanze italiane, credo, dico, che la via più breve e sicura sia quella d invitare il governo, che ha emanata la legge, a spiegare in che senso abbia voluto intendere la parola cittadinanza. Il rappres. Benvenuti: La parola cittadinanza, adoperata dalla nostra *coge, non può avere che un solo senso. Noi non dobbiamo dimenticare che pei civili fu ritenuto strettamente il senso della legge. Da alcuni ullizii di circondario, io so che furono esclusi dalle liste