G3 Ma è da avvertirsi che la Lombardia, dal 1800 al 1848, non fu mai più calpestata da eserciti combattenti ; le guerre, o si fecero da lontano, 0 fuori de’ suoi couiini ; quindi a lei non ne venne gran danno. La rivoluzione del 93, confermata e regolata da leggi successive, svincolando le mani morte, sopprimendo i conventi, abolendo i fedecommessi, togliendo 1 pascoli comunali e simili, mise a disposizione dell’ agricoltura una quantità rilevante di terre, che prima giacevano infruttifere o che davano poco frullo, e che, stante una miglior cura, crebbero di valore. Crebbero il numero dei possidenti, le ricchezze si suddivisero, e l’eguaglianza ci-\ile diede nuovi impulsi alla società, s’introdussero nuovi rami d’industria e nuovi raffinamenti nelle arti. Cosi, solto il governo italo-francese, cominciarono a svilupparsi quegli elementi di prosperità, che poi raggiunsero il loro compimento nella successiva lunga pace, senza che il governo austriaco possa attribuirsi alcun merito, benché minimo. Fu l’industriosa attività dei possidenti, che invigilavano essi medesimi la cultura dei loro fondi, e v’ introducevano lutle le migliorie di cui erano capaci; fu una saggia economia, che i ricchi seppero introdurre nell’ amministrazione dei loro affari e con cui duplicarono le loro rendite: i signori lombardi amano ampiezza negli alloggi, lusso nei mobili, agi nella vita, ma non ¡sciupano in una notte al giuoco tutte le loro entrate di un anno, come sogliono fare i signori tedeschi. All’incontro, nessuno o quasi nessuno spende l’intiero della sua rendita, e vi è la smania di accrescere piuttosto che di diminuire le proprie ricchezze; quindi tutti mantengono un’azienda molto regolare delle loro cose domestiche. Ecco le vere cause della prosperità della Lombardia, cause appieno indipendenti dal governo .... L’abbondanza dei capitali e lo spirito d’intrapresa promossero nella Lombardia l’impianto di varie grandi industrie, come filature di seta, di cotone, di lino, e varie utili fondazioni, a cui il governo non diede mai un iucoraggiamento, se anche non le vide con gelosia o non tentò d’inciamparle, od anche non le inciampò colle burocratiche sue tergiversazioni o colla sua rapacità fiscale. Perfino le istituzioni pie , queste venerabili fondazioni della generosità e beneficenza del ricco a sollievo dal povero, furono fatte bersaglio delFavarizia e malevolenza del governo, che, solto il pretesto di tutelarle, le espilava. Egli volle mettervi le mani ^ egli se ne fece quasi padrone , egli le aggravò di pesi indebiti, egli le ridusse a tal punto, che molte, e gli ospitali in ¡specie, si trovarono in istato di quasi fallimento. L’ospitale maggiore di Milano, per esempio, uno dei più ricchi d’ Europa ed aperto a tutti, senza distinzione di sesso, di religione o di patria, fu sopraccaricato di tante e così strane obbligazioni, che le sue rendite non bastano più alle spese , intanto che il governo austriaco ricusa di pagargli cinque o sei milioni, di cui gli va debitore. Da prima F amministrazione generale di questi stabilimenti veniva esercitata gratuitamente da ricchi nobili, che vi trovavano un’occupazione disinteressata e confacente alla loro posizione. L’Austria la rese venale, onde si aggiunse una spesa, che prima non esisteva; altre spese furono provocate dal sistema formalistico e burocratico, che l’Austria introdusse