440 darne un altro, non pur diverso, ma contrario. Imperocché l’Assemblea da noi proposta è strettamente federativa; quelle di Toscana e di Roma sono, o almeno possono essere politiche. L’una lascia intatta l’autonomia dei varii stati e i loro ordini interni; le altre sono autorizzate dal loro principio ad alterarli e anche a sovvertirli. Speriamo che non siano per farlo; ma certo, se il facessero, non ripugnerebbero alla loro origine. La nostra Costituente è dunque inaccordabile con quelle di Roma e di Firenze; e se noi avessimo surrogato al nostro l’altrui concetto, ci saremmo posti in contraddizione colle nostre massime, e avremmo dato opera a una di quelle variazioni capitali, che bastano a distruggere la riputazione di un governo. Egli è noto che i più fervidi movitori del disegno sono i partigiani dell’unità assoluta e della repubblica. I quali, vedendo che le loro idee son ripulsate dal senno unanime della nazione, sperano di polerle introdurre solto la maschera della Costituente. E si confidano per tal via di attuare i loro concetti, inducendo colle arti e col timore la futura Assemblea ad acclamar la repubblica italiana, e facendo che un piccolo stuolo di audaci sovrasti, come accade nei tempi di rivoluzione. Ninno dica, o signori, che queste sono calunnie; perchè i fatti parlano. A che tornò in pochi giorni la Costituente toscana, nata e promossa da un tumulto, se .11011 a scene indegnissime di violenza e di sangue, e alla fuga miserabile del mitissimo principe, che un anno addietro dotava i suoi popoli di libere instiluzioni? Le popolazioni di Toscana e di Roma sono certo sane, savie, affezionate ai loro principi, e lontanissime dall’approvar tali eccessi. Ma ciò non toglie che le Assemblee designate non possano esser complici d’idee ro* vinose, e non siano piene di pericoli per l’esito loro. Or come potremmo noi addossarci tale complicità e tali rischi, senza mutar dottrina, senza venir meno a quella fede monarchico-costituzionale, di cui siamo persuasi, che abbiamo giurata, e in cui dureremo costanti sino ali7ultimo spirito? Nè giova il dire che il Piemonte potrebbe circoscrivere la balìa dei suoi delegati: imperocché, chi si assicura che, in Un’Assemblea mista, tale circoscrizione sia per avere il suo effetto? Che ne accerta che quelli, atterriti da fazioni audacissime, o da furia plebea, non siano per trapassare le facoltà proprie? Mancano forse esempi di consessi, strascinati a votare contro coscienza dalle minacce e dal terrore? Stoltezza sarebbe l’affidare senza necessità estrema i più gravi interessi all’eroico coraggio di pochi uomini. Senza che, come si può discutere e deliberare, se 11011 si ha un soggetto comune? Un’Assemblea composta di membri eterogenei, gli uni dei quali avrebbero un mandato schiettamente federativo, figli altri un potere politico senza confini, mal si può intendere ; e correrebbe rischio di riuscire, non un concilio, ma 1111 caos. La participazione alla nuova Costituente importerebbe inoltre dal canto nostro una violazione manifesta del voto dei popoli e del potere parlamentare. Imperocché l’atto di unione fra gli antichi sudditi della casa di Savoia e i popoli lombardo-veneti, assentito da questi e rogato dal nostro Parlamento, ha per condizione che, finita la guerra, un’Assemblea costituente e votante a universalità di suffragii fermi i capitoli dello Sla-