4 92 Cittadini rappresentanti ! Il 6 novembre decorso, io proponeva al Consiglio comunale di Venezia che, nello stanziare a carico del comune la guarenti» di cinque milioni di lire di carta patriottica, e nell’emissione di altri dodici milioni di carta comunale, a peso particolarmente del censo civico, fosse dal Governo provvisorio invocata la guarenti» degli stali toscano, pontificio, e sardo. La mia proposizione venne accolta per acclamazione. Messa ai voti la proposta per la guarenti» dei cinque milioni, e quella per remissione dei dodici, ottennero quasi totale unanimità. — Successivamente, i dittatori assicurarono ufficialmente il Municipio di avere secondato il volo del Consiglio, ed essersi addrizzati agli accennati governi. Non tacque il nostro Circolo italiano, ed invocò l’appoggio dei Circoli confratelli, e dei Municipii; ma la giusta nostra domanda è ancora un voto. Cittadini! L’oro e l’argento nelle spezie migliori viene smunto ogni giorno per le provviste di vettovaglie. Sorte per la via di mare, ed entra 111 uno stato italiano. Le poche rimanenze sono svanite. — La carta perde ogni giorno del suo valor nominale. — I fratelli .italiani la rifiutano. — Quale avvenire ci aspetta? A quali strettezze saremo ridotti ?— Uditelo dalle stesse parole, che il dittatore Manin dirigeva il 31 del mese scorso al deputato Panattoni a Firenze, e che da quel caldo Italiano venivano deposte sul banco della presidenza del Parlamento toscano. — « I bisogni di Venezia, scriveva il dittatore, sono immensi, pressanti, cd « ogni giorno vanno crescendo smisuratamente. La guerra contro l’Au-« stria, è guerra nazionale ; bisogna che tutta la nazione concorra eflì-« cacemeute a sostenere i pesi ... Se non si vuole che Venezia cada, « conviene che larghi sussidii le siano trasmessi, e tosto, da tutti i go-« verni italiani, che professano l’indipendenza nazionale. Dico i gover-<€ ni, perchè essi solo possono dare aiuti efficaci ... Le mezze misure a non serviranno che a rovinarci, e disonorarci......Se volete « che questa cittadella italiana non cada in mano dell’Austria, è inai dispensabile che le inviale sussidii larghi, e pronti. Se no cadrà; e « cadrà con essa la causa nobile, e santa, per cui l’Italia dice di voler « combattere ...» Cittadini rappresentanti ! Queste parole io ripeteva^ non già per abbattere gli animi vostri, ma per rimuovere la nostra rovina, e conservarci all’onore italiano. 11 patriottismo dei Veneziani ha dimostrato un coraggio cotanto forte, quanto è forte questa medesima rocca, che ci rinserra. Ma, se l’Italia vuole salvare Venezia all’indipendenza, ed allo-nor nazionale, non ricusi a Venezia un soccorso, senza del quale non può salvarla. Il tempo incalza, rapidi succedono gli avvenimenti : og111 lieve ritardo può tornare esiziale. L’accettazione della carta monetata è forse il solo provvedimento conciliabile colle strettezze finanziarie degli stati italiani; è l’aiuto pltl efficace e polente per conservare all’indipendenza nazionale l’intatto ij1" do della risorta sua libertà; è un legame d’indissolubile forza inorai che fraternamente ci unirà all’altare della patria. Chiamiamo dinanzi J questo altare i tre Governi e disperatamente gridiamo : ^salvate Venezi*1, e salverete l’Italia! Propongo quindi « che sia nominata una Commi1’