459 Quali sciagurate complicazioni abbiano operato che il Governo Sardo rimanesse solo nella lolla , non è della sua dignità lo specificarlo. Egli non vorrebbe proferire parola che potesse suonare amara ai principi testò suoi alleati nella causa comune, e iorse non d’altro imputabili che d’aver condisceso a sinistri consigli ed a cieche paure. Ma per la propria legittima difesa non può trattenersi dal dichiarare, che della mala riuscita della guerra e delle recenti mutazioni dell’Italia centrale è da richiamarne precipuo conto a quei Governi, i quali contraddissero alla espressa volontà de’ popoli per l’indipendenza nazionale. Si parlò di ambiziosi propositi della Sardegna : ma come se ne potè accogliere il sospetto , vedendo che nelle provincie Lombardo-Venete e nei Ducati , in gran parte occupali diti suo esercito vittorioso , s’ astenne da qualsivoglia esercizio di potere, finché quelle popolazioni non ebbero chiarito coll’unanime loro suffragio, che quanto erano state concordi nel conquistare l’indipendenza, altrettanto lo erano nel volerla consolidare coll’ unirsi ai popoli sardi ? Si accusò la rivoluzione italiana di voler tutto mettere in questione , di sovvertir tutto : ma il fatto prova che là proruppero le commozioni più gravi, dove i Governi disconfessarono la guerra della indipendenza ; il latto prova che anco i più larghi concepimenti degli amatori più caldi di libertà in Italia erano e sono inspirati dal proposito di rivolgere tulle le forze della nazione a combattere la guerra nazionale. Il Governo Sardo, entrato il primo in questa guerra, non consultando che il diritto e il voto della nazione , contrasse più stretto il dovere di proseguirla, dappoiché la fusione delle provincie Lombardo-Venele e dei Ducati cogli Stati Sardi , voluta con tanta concordia dalle popolazioni, gli ebbe imposta la difesa e la liberazione dei territorii in cui si combatteva. Secondato da sforzi magnanimi, da più magnanimi sacrifizi, non si ritrasse dalla impresa, quando, dopo i primi gloriosi successi, fu lasciato solo sovra un campo di battaglia, nel quale molte non generose passioni avevano sparso assai sementi d’italiana discordia. Ma vennero i giorni della sventura : la Sardegna, tradita dalla fortuna, dovelle piegare all'ira de’casi : fra i due eserciti fu conchiuso Farmistizio. Immantinente però le forti, le unanimi proleste, che sorsero da tutte parti contro l’armistizio e le sue conseguenze, dovettero convincere il Governo Sardo, che nè per toccate, nè per minacciate sciagure polea verni* meno ne’ popoli italiani l’ardore della nazionale indipendenza , finché non fossero tentate le ultime prove. Altri aveva fiducia che dalla osservanza di quella militare convenzione potesse essere agevolato uno scioglimento onorevole della quistione italiana : ma presto il Governo Sardo s’ accorse, che tale speranza era vana a fronte delle pretensioni dell’Au-5tpia, del suo modo d’interpretare e di eseguire quella stipulazione , e delle continue lentezze ed ambagi fra cui tolse ad inviluppare i suoi disegni. In effetto : appena la Francia, a cui il Governo Sardo aveva domandato quei soccorsi eh’erano stali da lei promessi a quanti popoli volessero riconquistare la loro nazionalità, gli ebbe proposta in luogo di essi sua e la mediazione dell’Inghilterra , ed appena egli 1’ ebbe accettala 111 ossequio a quelle grandi Potenze, e per amore alla pace generale di