— 58 — verno di asservire nuovamente i contadini, qnelle lacrime di tenerezza sarebbero state ancora più abbondanti. Imitando questo nostro governatore, nella mia qualità di giudice conciliatore, io colpivo, fulminavo gli immorali possidenti e proprietari di anime, in nome delle idee predicate dal governo liberale che a quell’epoca, per abbreviazione, erano chiamate semplicemente «oneste». Ero io del tutto sincero? «E si, e no», come dice una signora che io conosco, la quale vuol far credere che sa di tutto e ha sempre paura di essere colta in fallo d’ignoranza. Talvolta avevo penosi momenti di dubbio. « Ecco, io pensavo, lo zio Platone Markovic che ha 70 anni, ha vissuto finora da onorato cavaliere. La sua bontà è straordinaria e i suoi contadini lo adorano. Però è un uomo di antico stampo e gli torna difficile adattarsi alle idee nuove. Egli ha paura della rovina pei suoi figliuoli. Nulla di strano quindi che egli cerchi di tutelare come può meglio, i propri interessi. Possibile che debba essere considerato come disonesto anche lui? « Ma questi momenti di dubbio erano presto sopraffatti dal romore delle grandi assemblee, dagli articoli dei giornali e sopratutto, dalla moda, e noi seguitavamo a colpire, a fulminare a terrorizzare il governatorato, senza fare alcuna differenza fra le persone come Platone Markovic ed i veri corifei e virtuosi della schiavitù. E probabilissimo che un tal modo di agire, al tutto parziale e, per conseguenza, ingiusto, fosse indispensabile al lato storico della parte che noi dovevamo rappresentare. Quando questa parte ebbe fine, noi lasciammo il palcoscenico e con tutta naturalezza tornammo ai nostri amici ed alle nostre idee di prima. L’anno scorso, alcuni ex-terroristi si trovarono riuniti a Pietroburgo. Io mi ero mantenuto in buone relazioni con loro; prendemmo appuntamento per pranzare insieme in trattoria. Da principio ci sentivamo un po’ imbarazzati; ma più tardi, sotto l’influenza del vino e degli antichi ricordi, questo