— 87 — Maria Petrovna era rimasta in casa. La sorte voleva proprio provarmi che non sempre, quando si vuole, si può contemplare la cupola di Sant’Isacco Dalmata. Trovai Maria Petrovna in vena di malinconia; la conversazione fra noi due, non attecchiva. — E... Lidia Lvovna ? A quanto pare, non sta mai in casa—domandai io, non senza una punta di malignità. — Come?... Mai?... Ieri è rimasta in casa tutta la giornata! — E lei chiama « rimanere in casa » quando ci sono più di cento persone?!... Me lo lasci dire, Maria Petrovns, lei mi meraviglia assai. Lei le vuole un gran bene a sua nipote ; eppure con tutte queste trojke, queste serate,... insomma, con tutte queste... baracche, lei finisce per non vederla quasi mai... — Questo è vero; la vedo raramente, ma che volete farci, Paul ? Il faut que jeunesse se passe. — Si; jeunesse, jeunesse... Tutte cose bellissime, ma c’è poi anche un limite. Mi pare che il tenore di vita che Lidia Lvovna conduce non sia molto utile allo sviluppo dell’intelletto e del cuore, e... aggiungerei... che è anche poco conveniente. — Ma no, Paul, no! Se qualcuno, qui avesse, da meravigliarsi, sarei certamente io! Io ho sempre detto ciò che voi dite adesso, e voi avete sempre trovato che avevo torto. Io ero contraria alle trojke, e voi cercavate di persuadermi che erano sciocchezze. La società che si riunisce in casa Zibkin non mi piaceva nè punto nè poco e avrei voluto che Lidia frequentasse quella casa il meno possibile; voi mi provaste che ciò non poteva essere, perchè Sonia Zibkin era stata compagna di Lidia all’istituto. Quanto alle... baracche... dovete ricordarvi che per poco non ci siamo bisticciati quando io non volevo che Lidia vi prendesse parte... Io ho sempre avuto tanta fiducia nel vostro tatto, nella vostra pratica del mondo, e voi, adesso, mi rimpro-