— 23 — vi è senza dubbio, alcun che di teatrale che raramente si riesce ad evitare. L’individuo più sinceramente addolorato non può dimenticare che altri lo stanno a guardare. Verso le due cominciarono a giungere gli estranei, per pia anikhida. Primo ad entrare fu un generale di alta statura, non ancora vecchio, coi baffi bianchi arricciati, il petto coperto di decorazioni. Si avvicinò a me e voleva anch’esso baciarmi, ma, dopo breve incertezza, si fece il segno della croce, non so quante volte, in fretta e furia, senza neppure toccare con le dita (1) la fronte e il petto, agitando le braccia in aria. Poi si rivolse a Savelij : — Ebbene, fratello Savelij, abbiamo perduto, il nostro principe? — Signor, sì, Eccellenza. Ho servito il principe per qua-rant’affni, e... chi avrebbe mai pensato... — Niente, niente; vedrai che la principessa non ti abbandonerà. E dopo una scrollatina alla spalla di Savelij, il generale andò incontro ad un piccolo senatore giallo giallo, il quale, senza neppure venirmi vicino, si lasciò cadere di botto sulla seggiola ove la notte aveva dormito Savelij. Un forte attacco di tosse per poco non gli tolse il respiro. — Ivan Efimic — disse il generale — ecco un altro socio del nostro circolo, che se ne va. — Già! Dal primo dell’anno è già il quarto. — Come? Il quarto? Non è possibile! — Come « non è possibile » ? Giusto il primo dell’anno, è morto Poslikoy; poi, Boris Antonie, poi il principe Vassili Ivanic... (1) I greco-ortodossi, fanno il segno della croce con le tre dita (pollice, indice e medio) riuniti, simbolo della SS. Trinità, e lo ripetono consecutivamente, più volte. N. d. T.