— 153 — «Tu lo incontrasti, la prima volta, nei vortici d’ un ballo. Più seducente di lui, fino allora, nessuno avevi conosciuto mai. Era bello come un Dio, e tenero e violento. Cominciò egli a frequentar la tua casa, rispettosamente [amoroso; ma, pur cedendo al suo spirito, fermamente decidesti di restare inflessibile... e... ti concedesti a lui, senza mormorare. I giorni felici passarono come sogno; altri giorni sopravvennero... O giorni di lacrime gelose, d’inganni, di freddezza... Chi di noi non ne serba memoria? Quando tu, umile lo accoglievi, tutto gli perdonavi amando, egli chiamava la tua tristezza, finzione e te, commediante. Quando giungeva l’ora fissata per l’incontro e in casa, tutto cadeva nel silenzio nelPopprimente agitazione dell’attesa, tu ti sedevi presso una finestra oscura... China la giovine testolina, sollevata la tenda pesante, restavi lì seduta immobile, fino all’alba spingendo lo sguardo nella via deserta. Avidamente afferravi ogni suono; eri abituata a distinguere il romore di una carrozza, dal romore di un carrozzino, da lontano. Ma ecco, sempre più s’avvicina, s’avvicina — ecco qualcuno s’è fermato presso il portone... Balzavi tu in piedi... in un batter d’occhio correvi alla porta... Vana fatica! Inganno, ancora inganno! Ah! che gran pena! Ed ecco, ancora, per alcuni minuti