— 91 - prova quanto mai sia buona. Di fatto, ella avrebbe invece, avuto il diritto di dar ordine al suo portinaio di non lasciarmi mai più varcar la soglia della casa. 11 secondo giorno ricevei un bigliettino di Lidia. Ho tante volte riletto quel bigliettino che, ecco, lo trascrivo qui, a memoria. « Ella ha avuto torto di prendersela con Miscia. È stata la donna di casa dei Zibkin che le ha dato il soprannome di Melchisedech. Sonia ce lo ha raccontato, e il nome ci è sembrato curioso. Dal momento però che lei se ne offende, nessuno la chiamerà più così. Lei non più figurarsi quanto mi spiace di saperla ammalata e come vorrei vederla presto. La sua amica Lidia». Dopo aver ricevuto questo bigliettino, tornai del tutto alla calma, e passai in letto, dei giorni molto felici. Dimenticai la malattia e tutto ciò che mi stava d’intorno; non vedevo innanzi a me, che Lidia e non facevo che riandare, col pensiero, una delle poesie di Tjutcev, che mi piace più di tutte le altre: «l’ultimo amore»: « O, come al declinar degli anni nostri teneramente amiamo noi, e superstiziosamente ! Proprio così ! « Superstiziosamente » ! Non era possibile trovare un epiteto più giusto. Esaminai con grande attenzione la calligrafie incerta, quasi infantile, di Lidia e nella forma di quella letterina mi studiavo di scoprire il suo carattere e il mio futuro destino. Se fossi stato giovine, avrei ardentemente desiderato di possedere il suo ritratto; adesso non ne ho bisogno, perchè la vedo lo stesso con l’immaginazione. La letterina «k»,la scrive con un piccolo arzigogolo volto all’insù, e mi par di vederla lei, tutta lei, in questo arzigogolo, proprio come se mi guardasse! O ultimo amore, tu delizia sei e disperazione !...