— 18 — — Malgrado tutto ¡1 desiderio che ho di non contraddirla mio caro principe, sono costretto a farlo. Compirò fra breve cinquantanni; sono nato in questo castello e le as^ sicuro che qui non c’ è stato mai nessuno stagno. — Forse nel castello vive ancora qualcuno che vi dimorasse prima di lei ? — Il mio intendente Joseph, è molto più vecchio di me... Lo interrogheremo quando torneremo a casa. Nelle parole del conte Modin, attraverso la più squisita cortesia, appariva ormai chiaramente il timore di aver a che fare con un maniaco che era opportuno di non contraddire. Quando, prima del pranzo, entrammo nel suo spogliatoio per darci un colpo di spazzola, io gli ricordai di Joseph. Il conte diede ordine che lo chiamassero subito. Si presentò un robusto vecchio di settantanni, ed a tutte le mie domande rispose categoricamente che nel parco non v’era mai stato un secondo stagno. — Del resto io conservo tutte le vecchie piante del castello, e se il signor conte permette di portarle qui... —■' Certo, certo; portatele e presto. Bisogna che la questione venga risolta subito, altrimenti il nostro caro ospite non farà onore al mio pranzo. Joseph recò le piante, il conte cominciò a scartabellarle con indifferenza. D’un tratto diede in un’esclamazione di meraviglia... In una vecchia pianta di chi sa quale epoca remota, erano chiaramente indicati tre stagni, e, anzi, tutta quella parte del parco, portava allora il nome di les étangs. — Je baisse pavillon devant le vainqueur — disse il conte con un’allegria apparente, leggermente impallidendo. Io però avevo tutt’ altro che l’aria di un vincitore. Rimasi completamente abbattuto da questa scoperta, come se fosse accaduta una disgrazia, da molto tempo e con timore, aspettata. Mentre ci avviavamo alla stanza da pranzo, il conte Modin