— 83 — rittura a fuggirmi. Se talvolta riprendeva meco il tono cordiale di prima, come p. e. ieri, lo faceva sempre con qualche scopo. La pillola dorata mi venne somministrata ieri sera perchè non andassi in trojka con lei, ed io... restai in casa, con Maria Petrovna. Oggi, probabilmente, non sarei andato alla Serghjevskaja; ma dovevo finir di leggere la storia borgognona. In fondo, ero contento di avere questo pretesto. Presso il portone c’erano varie carrozze e fin dalla scala, udii che di sopra si cantava a voce spiegata. Fui colto, ad un tratto, da una timitezza così grande che, senza entrare in salotto, mi recai, passando pei corridoi interni, direttamente da Maria Petrovna. Traversando la camera da pranzo, mi giunse distintamente all’orecchio, una canzone che Miscia Koselskij cantava con la sua orribile voce da baritono. Era un motivo zingaro molto noto; le parole certo, le aveva composte lui : Lidia Lvovna, siete troppo calma Melchisedek è un gran brav’uomo. Le signorine in coro, ripetevano: «è un gran brav’uomo». La lettura non ebbe luogo perchè anche in camera di Maria Petrovna c’erano visite e fui subito invitato a giuo-care una partita al wint. Però, prima di mettermi a giuocare mi decisi ad entrare in sala. Al mio apparire, non dico che il baccano, le grida, cessassero del tutto, ma perderono molto d’intensità. Io, scherzosamente, rimproverai Lidia di avermi ingannato il giorno innanzi. Lo scherzo non riuscì, perchè vi trasparivano troppo, l’offesa e il dolore. Lidia, in risposta, mormorò non so che parole; io non capii nulla e me ne andai nell’ angolo dov’erano riunite le governanti. In quel momento Miscia Koselskij, dondolandosi più del consueto e sporgendo in fuori il torace, si avvicinò a Lidia e le domandò ad alta voce: — Lidia Lvovna, ella vuol molto bene a Melchisedek?...