— 61 — semina il disdoro nelle sfere più intellettuali. Per esempio: il letterato X, tanto stimato, ha pubblicato un articolo sul tema «Il Comune». Un altro letterato non meno stimato, il signor Z, non è partigiano dei Comuni e risponde all’articolo di X, rendendo, peraltro, giustizia al talento del collega. X, malgrado ciò, non è contento e nella sua controrisposta dichiara che Z non conosce a fondo il soggetto che si è messo a trattare. Z, dal canto suo, ribatte che X ha mancato di esattezza nelle sue citazioni. La polemica s’inasprisce sempre di più, e si arriva al punto che X si mette a parlare della condotta un po’ equivoca della moglie di Z, e Z, a raccontare, con frasi abbastanza trasparenti, che X è stato bastonato di santa ragione all’inaugurazione di un ritrovo di gente allegra. Di «Comuni», in questi articoli, con gran meraviglia ed indignazione del pubblico,... nemmeno una parola. Bisogna però anche aver presente che il pubblico, in fondo, non si meraviglia nè si sdegna mai proprio sul serio. La maggior parte dei lettori, a dirla schietta s’interessa molto meno alla questione dei «Comuni» che alle busse toccate a X ed alle frasche della moglie di Z. Ecco però che, anch’io, non meno di X e di Z, mi sono allontanato dall’oggetto dei miei ragionamenti. Tornando alla questione della felicità, di nuovo, involontariamente mi torna alla memoria quell’epoca della mia vita, di cui hò più volte fatto cenno in questo scritto — epoca di febbrile attività e di pazza felicità, che, viceversa, ha poi avvelenato tutto il resto della mia esistenza. Domani, cercherò di raccontare con tutta sincerità questa storia che può servire di risposta a molte questioni. 7 dicembre Aljoscia Okontsev era il mio più prossimo vicino di campagna, parente lontano ed era stato l’amico più intimo