— 176 — e di nuovo* intorno a me, correvano onde... onde... Un giorno mi risvegliai e chiara in me si risvegliò anche la coscienza che io vivevo ancora fra le genti e che, ai tormenti di prima, io ero ancora condannato. Quanto dolore mi sentii nel petto! Come tremendo m’apparve il mondo freddo! e con occhio ansioso io cercavo un’arma per troncar la mia vita infruttuosa.... D’un tratto mi apparve la sembianza di mia madre, immagine da gran tempo dimenticata. Nella culla, non so quali mani, sembrava mi riscaldassero e non so qual voce parea cantasse sommessamente: « Fanciullo mio, dacché nella bara angusta « per l’eternità mi seppellirono sotto la terra, «l’anima mia, vivendo nel celeste regno, « non veduta, ovunque è teco. « Quando la cieca passione t’oscurava l’intelletto, «quando l’offesa ti facea soffrire nel silenzio, « io tutto comprendevo, tutto io ti perdonavo, « e piangevo, sola con te. « Quando poi, in folla, a te venivano i sogni «e l’universo sonnecchiava immerso nell’incertezza, « io, dagli occhi tuoi, tergevo in silenzio le lacrime « e dolcemente ti sorridevo, attraverso il tuo sonno. « E in questo istante, io .sola ho osato vedere « come si spezza il tuo cuore. « Però... io stessa amai e sopportai, «io stessa vissi: sopporta anche tu, figlio mio»! Ed io sopporto e mi struggo. Giorni, settimane, in tediosa folla si sono involati. Ch’io muoia o no—m’è indifferente. 1 desideri, affogano nella calma mortale e un’ebete indifferenza è rimasta, sola, nel mio petto.