— le- vita, e che ora, così vuote come sono, destano la sua meraviglia. Allora, per la prima volta, nella semioscurità che mi circondava, brillò una fiammella debole e piccioletta — qualcosa tra una sensazione e una rimembranza. Mi sembrò che quanto mi accadeva, che lo stato in cui allora mi trovavo, mi fosse già noto, che lo avessi sperimentato altre volte, ma in un epoca lontana, molto lontana. II. Venne la notte. Io giacevo nella gran sala, sopra una tavola (1) ricoperta di panno nero. Il mobilio era stato portato via, le tende calate, i quadri ricoperti di crespo. Una coltre di broccato d’oro mi copriva i piedi; sopra alti candelieri d’argento ardevano con fiamma viva, le candele. Alla mia destra, appoggiato al muro, stava immobile Savelij. Con gli zigomi gialli fortemente sporgenti con la sua testa calva, con la bocca sdentata, e con i suoi nodi di rughe intorno agli occhi socchiusi, assai più di me egli rassomigliava ad un cadavere. Alla mia sinistra, in piedi davanti ad un leggio, un individuo alto di statura e pallido, vestito di un lungo soprabito, leggeva con una voce di petto che si spandeva sonora, per la sala vuota: «Ammutolii e non apersi la mia bocca perchè opera tua eli’è [questa: < Rimuovi da me i tuoi flagelli. Sotto la tua mano forte io venni [meno » (1). (1) In Russia il cadavere, appena avvenuto il decesso e prima di esser messo nella bara, viene deposto sopra una tavola e, in russo, la locuzione : < essere sulla tavola » quando si tratta di persona, vuol dire semplicemente che la persona è defunta. N.d.T. (1) David; Salmo 38. N. d.T.