— 137 — IV. Con un grido d’impotenza, con un grido di dolore misero e debole ei venne al mondo. In quell’istante non gli fu detto: libera è la scelta: vivi, o non vivere. Fino dall’infanzia gli venne ripetuto ad ogni istante: « per quanti dolori e perdite nel mondo avrai a subire, « ricordati che al mondo ogni cosa è perfetta e bellissima; « gli uomini sono tutti fratelli;amali e riponi in essi la tua fede». Nell’anima adolescente, coi sogni e con la riflessione, irruppero, in onda torbida, le passioni.... «Bisogna lottare!» gli dissero con asprezza coloro che imperavano sull’anima giovinetta. Furono sforzi pieni d’allarmi e cocenti; ma.... superiore alle forze risultò la lotta. Chi fu dunque che le passioni fece potenti? Chi debole fece la volontà? Molto egli amò, lo tradì l’amore; l’amicizia, ahimè! anch’essa lo tradì; da principio vi s’infiltrò l’invidia, e coll’invidia, insieme, venne la calunnia; si dileguarono gli amici, volsero le spalle i fratelli... O Signore, Signore, Tu stesso hai veduto come mossero le prime sue maledizioni per la felicità che fu, per i sogni svaniti- come, a poco a poco, consumandosi nel rimpianto, del mondo non vedendo che la falsità, si andò esasperando l’anima giovinetta; come le lacrime solitarie cominciarono a scorrere; come, finalmente, stanca della lotta, avendo preso in odio sè stessa e le genti, nell’anima dolorante di quella tua creatura sorse il dubbio