— 105 — bene?... nessuno in cui riporre qualche speranza? Nel mio quaderno di Dresda scrissi altra volta, che ogni individuo, in cambio della felicità personale, può trovare consolazione nell’amore del genere umano. Adesso ho cambiato alquanto d’opinione a questo proposito. Di tutte le frasi con le quali gli uomini cercano di addormentar se stessi, non ve n’è una più vuota, più falsa di quella che predica l’amore dell’umanità. Io capisco che si possano amare, la moglie, i figli, il padre, la madre, i fratelli, le sorelle, gli amici, i conoscenti. Capisco che si possa amare la patria, e che quando essa è in pericolo, le si possa sacrificare anche la vita. Capisco che si possano, non soltanto apprezzare, con l’intelletto, ma anche, in certo modo, amare col cuore, degli sconosciuti che abbiano contribuito a rendere più vasto il nostro orizzonte intellettuale, che ci abbiano fatto provare dei godimenti artistici o abbiano colpito la nostra immaginazione con imprese gloriose, nelle varie sfere di attività della vita umana. Ma amare tutta la massa degli uomini soltanto perchè sono... uomini, dubito molto che qualcuno abbia effettivamente provato un tal sentimento. Perchè mai, p. e., i cinesi dovrebbero essere più cari al mio cuore, dei minerali che giacciono nelle foreste vergini dell’America? Se si predicasse un amore che si limitasse a non fare, e a non desiderar del male ai cinesi, sarei disposto ad ammettere un siffatto amore. Ma io, in fondo, non auguro male neppure ai minerali: restino tranquilli là dove sono, nel sottosuolo dell’America ;... e si beino pure della vita, i cinesi, dentro i confini del loro Celeste Impero. Ad ogni modo io non desidero affatto che essi escano da quei loro confini ; perchè, se venisse loro voglia di recarsi in massa, a visitare l’Europa, non sarebbe troppo facile impresa lottare contro tale invasione. Io non capisco perchè le persone fornite di un cuore vasto e capace si limitino al semplice amore dell’umanità.