— 46 — diventate bianchiccie; si sono logorate. Il cuore, vede? è la stessa cosa; anch’ esso può logorarsi. Quanti anni ha? — Quanti anni?... Io?... — Sì, lei. Perchè la mia domanda le fa tanta meraviglia? — Perchè non ho mai pensato alla mia età. Oltre i quaranta. Il dottore si mise a ridere. — Non ho nessun dubbio che ella abbia superati i quaranta; ma vorrei sapere precisamente... quanti sono. Non saremmo per caso, più vicini alla cinquantina? — Di fatto: credo sia proprio così. — Bravo!... Ora guardi : un uomo, a cinquant’anni, deve considerarsi come vecchio, e non meravigliarsi se il suo cuore compie l’ufficio suo con meno energia di quando era giovine. E con aria persuasa, avvicinatosi alla scrivania, il medico scarabocchiò tre ricette che non finivano mai. — Potrò almeno uscire oggi? — chiesi io in tono di mansueta preghiera. — Ma neppur per sogno ! Domani prenda le due pozioni, alternativamente, di ora in ora; poi, prima di coricarsi, si unga con la pomata. Tornerò a vederla domani l’altro. — Ma io ho promesso a Maria Petrovna di pranzare da lei. Ella sa che oggi arriva la nipote... — Non vuol dire. Andrò io in suo nome da Maria Petrovna, e le dirò che le ho proibito di uscire... La nipote, potrà vederla più tardi; rimarrà dalla zia tutto l’inverno. E con fare trascurato, ficcato in tasca il danaro che gli avevo dato quasi di nascosto, come se commettessi una catfiva azione, il dottore se n’andò con aria d’importanza. Questa visita del medico mi pose sulla via delle più malinconiche riflessioni. Come sarebbe a dire? Finora, dacché mi ricordo di esistere, mi sono sempre sentito giovine, ed