— XIII — non sappiano rispondervi, avendo facilmente ritenuto nella memoria il concetto semplice e piano nella forma semplice ed elegante, ma avendo dimenticato senz'altro la fonte. E d’altra parte, come ben diceva un critico russo recente, l’Eichenwald (1), se Apuchtin non ha arricchito la poesia russa, la sua lirica e la sua prosa si fanno leggere ancora per il loro carattere prevalentemente personale. Ora, ogni cosa estremamente personale, trova in altri un’eco, una risonanza. Anche nel nostro animo, io penso, nascerà e vivrà una serena simpatia per questo poeta solitario, che nel suo angoletto sembra guardare appunto la travolgente marea della storia letteraria, pensando che l’aver tenuto fede ad un ideale, per quanto lontano ed irraggiungibile, è sempre un alto segno di nobiltà anche nell’arte. L’attività di Apuchtin prosatore fu inferiore quantitativamente a quella dell’ Apuchtin poeta, non direi qualitativamente. Molte pagine di prosa di Apuchtin conservano ancora e conserveranno nella loro purezza stilistica e nella loro magnifica ricchezza di pensiero, il fascino che esercitarono quando furono pubblicate la prima volta. Esse nulla hanno perduto attraverso la limpida fedele traduzione del Narducci, che, certamente risentendo attraverso V eleganza di Apuchtin, il riflesso dei grandi a lui cari, gli ha dato tutto il suo caldo amore. E la traduzione ne è riuscita eccellente sotto tutti i riguardi. La conoscenza degli scrittori minori non contribuirà meno di quella dei grandi alla valutazione dello spirito russo nel suo svolgimento storico, ed è perciò che essa deve essere secondo me propugnata ed incoraggiata. Il lavoro del Narducci è un ottimo inizio. Ettore Lo Gatto (1) In « Siluety russkich pisatelej » (Profili di scrittori russi), Berlino, 1823.