— 39 — tenebre; come si sforza di capire, come si affatica per organizzare per migliorare la propria esistenza! Quanto straordinaria è la tensione di quel suo misero, limitato intelletto! E tutti i suoi conati riescono vani, tutte le sue invenzioni, spesso geniali, non risolvono uno solo dei problemi che Io tormentano. A tutte le sue aspirazioni esso trova dei confini che non gli sarà dato di oltrepassare. Ei sa per esempio, che vi sono altri mondi, all’ infuori di questa terra; che vi sono degli altri pianeti. Per mezzo di calcoli matematici egli viene a sapere come questi pianeti si muovono, quando si avvicinano alla terra, e quando se ne allontanano; ma ciò che avviene in questi pianeti, se, vi sono in essi degli esseri simili a lui, può soltanto supporlo, ma non potrà mai esserne assolutamente certo. Eppure spera’ sempre e cerca. Sopra una delle più alte montagne d’America si ha in animo di collocare un faro elettrico colossale da servir di segnale agli abitanti di Marte. Non è forse commovente l’infantile ingenuità di questo faro gigante ? Ah! si! Io voglio tornare fra questi esseri miserabili, disgraziati e cari! Voglio vivere in comunità con loro; voglio di nuovo aver comuni con loro, gli interessi, i minuscoli fastidi ai quali essi attribuiscono tanto grande importanza. Molti fra essi, io li amerò, alcuni li combatterò e odierò gli altri... ma io, questo amore, lo voglio; voglio questa lotta e quest’ odio ! Ah ! vivere, soltanto vivere ! Io voglio vedere il sole che si nasconde dietro ¡5 monte; voglio vedere il cielo azzurro che si copre di stelle lucenti, e la superficie del mare levigata come uno specchio, sulla quale cominciano poco a poco a formarsi pecorelle bianche; e le onde alte come montagne, che vanno a spezzarsi l’una contro l’altra alla voce improvvisa della tempesta. Questa tempesta io la voglio affrontare in un guscio di noce; voglio galoppare