— 80 — Io, naturalmente, non avrei dato ascolto, nè al sensata consiglio nè alla preghiera di Maria Petrovna; ma Lidia mi chiamò in disparte e mi disse, sottovoce: — Pavlik, carino, resti con la zia ; si annoia tanto quando è sola! Noi, presto torneremo. Io, senza dir nulla, misi Lidia nella slitta e me ne tornai nel salottino, dove, sotto la lampada, erano già di* sposti due fascicoletti color di rosa. Operai una ricognizione. La storia dei duchi di Borgogna, prendeva un cinquanta pagine del primo opuscolo e una sessantina, circa, del secondo. — Maria Petrovna,—esclamai interrorito—oggi non riusciremo a leggere neppure il 1° capitolo. — No, Paul, li leggeremo tutti e due. Voglio aspettare Lidia e, da Zibkin, credo, si ballerà !... Fu un nuovo colpo per me. Perchè Lidia non mi aveva detto che dai Zibkin si ballerebbe ? E anzi mi aveva per fino promesso di tornar presto ! Cominciò la lettura. Da che sono al mondo non ho mai letto un articolo tanto noioso. Il resoconto annuale della Società Economica Libera avrebbe potuto, in confronto, sembrare il più interessante dei romanzi. Due ore di torture! Riuscii a sopportarle, ma di più non mi fu possibile. Cominciai ad usar la frode e mi misi a saltare, dapprima qualche riga, poi pagine intere. Vedendo che l’astuzia riusciva, saltai diciotto pagine in una volta, tanto che, di tutte le gesta dell’eroe, Maria Petrovna venne a sapere soltanto che Carlo il Temerario era morto. Del resto dubito che essa avesse capito qualcosa. Da principio interrompeva la lettura con esclamazioni approbative; poi chiuse gli occhi e, se non erro, si addormentò addirittura. Alla fine venne il momento in cui sentii che il libro mi stava per cader dalle mani; mi parve come se Maria Petrovna suonasse Les cloches du monastère e mi fermai. Essa aprì gli occhi.