— 171 — Invano ho attraversato l’oceano senza confini ; invano la mia navicella, dalle onde minacciose, ho posta [in salvo! Inaspettatamente, diede essa negli scogli aguzzi e l'acqua vi penetrò; e naufraga la povera barchetta, in vista della « terra promessa ». 30 marzo Come lentamente trascorrono i giorni, l’un dopo l’altro! Come, nella mia solitudine le notti mi sembrano e lunghe e tristi ! Tutta l’anima mia vorrei talvolta rivelare... ma i frati sono silenziosi come sepolcri... Par come sentissero che io sono un estraneo e da me, non volendo, si tengono lontani- li superiore, il sagrista temono che io me ne vada via dal convento e spesso mi fanno delle prediche, della povertà dei fratelli, volentieri parlando; ma il loro dire non reca l’impronta della persuasione. Il mio padre spirituale, intanto, il venerando Michele, pochi giorni or sono, nella sua bara, per l’eternità s’è addor- [mentato. Preparandosi ad entrar nel mondo sconosciuto egli, a lungo parlò della fede, della croce ; e cantava con voce appena percettibile, il cantico: «Cristo, non mi condannare!». Poi vedendo il nostro dolore, egli ci disse: « Non è spaventosa l’ora della morte ! Perchè piangete? E’ stolidezza che piange in voi ! Non la morte io vedrò, ma la risurrezione » ! Quando, poi, per l’ultima volta, alzò la mano per benedirci, di non so qual gioia mirabile, celeste rifulse il suo sguardo. Certo sì... con una fede siffatta è facile e il vivere e il morire!