—• 170 — nulla più ! Ma... da quell’istante io, e confessione e digiuno, tutto ho dimenticato e... pregare io non oso. Abbandonato m’ha la divina grazia e di nuovo, è piena di lei sola, l’anima mia. A lei soltanto posso io pensare, di lei sola scrivere. Due mesi di felicità senza nubi ! Sia pure che senza ritorno, siano svaniti ; ma come non ricordare, nel triste dì della sventura, i tiepidi giorni, i giorni di sole? Cominciarono, più tardi, le discussioni mordenti; incominciò il dissenso meschino, offensivo, una lunga serie d’inganni amari, di alterchi senza alcuna ragione. Per esserle grato, mi feci schiavo, in me distrussi e gelosia e aspirazioni. Senza mormorare sopportai che, col mio nemico, a convegno ella si recasse. Ma non riuscii neppur cosi a rendermela propizia. Con quanto ben calcolata ricercatezza sapeva essa straziare tutta l’anima mia or con parola crudele, ora tacendo ! quante volte avrei voluto io, guardarle dentro al cuore!... e, in silenzio perplesso, la contemplavo, sperando qualcosa leggere sul suo viso bellissimo; ma non ritrovavo, in quei lineamenti spietati, i tratti del volto che m’era stato tanto prezioso e caro! Esso m’incuteva soltanto terrore... Due anni io pazientai, e mi tormentai in catene; ma finalmente per sopportare, mi mancarono le forze. Fuggii... A me, il sacro ostello era sembrato asilo di speranza ; oramai, anche questo sogno m’è d’uopo abbandonare!