— 112 — non spererai più, non avrai più desiderii, non cadrai mai più in errore. Potrai forse ancora, come conclusione, avere a soffrire delle tue azioni passate ; ma anche ciò, per poco tempo... Poi... sparirai». Non so cosa ne penseranno gli altri, ma a me... mi fa compassione questo povero Pavlik, il quale, senza che nessuno gliene abbia chiesto il permesso, è stato messo a questo mondo di Dio e adesso, senza nessun demerito da parte sua, gli si dà, senza cerimonie, il passaporto per la partenza!... 5 luglio. È passato oramai più di un mese dal giorno in cui, ancora debole, salvato per miracolo da morte, mi trasportarono alla « Vassilievka ». Il giorno in cui scrissi l’ultima pagina di queste mie note, fu l’ultimo di cui io abbia ricordanza. Rammento confusamente che venne da me il mio confessore, il padre Basilio, e che io pregai con grandissimo fervore. Rammento ancora di aver veduto entrare nella stanza alcuni sconosciuti che mi spogliarono nudo, si misero a discutere intorno a me, e uno di essi, il più canuto e il più calvo di tutti, gridava e si arrabbiava discutendo con Teodoro Fedorovic. Poi non ricordo più nulla. Qualche volta riprendevo i sensi e alla luce della lampada coperta da un paralume di tinta oscura, mi vedevo sempre dinnanzi Maria Petrovna che mi porgeva le medicine. Però, non era la Maria Petrovna che io conoscevo; era un’altra. Volevo sempre domandarle perchè era così pallida e smagrita, ma non giungevo mai in tempo a farlo. Appena avevo inghiottita la pozione, Maria Petrovna spariva; si udiva soltanto lo strisciare dei suoi passi leggieri sul tappeto, e io, di nuovo, perdevo i sensi. Quanto tempo abbia durato lo stato in cui mi trovavo, non mi riesce, ora, neppure d’immaginario. Tornai in me, che era