- 173 2 Maggio. «Essa era tua »... a me susurrava la sera di maggio, e a lungo mi commosse la canzone del rosignuolo. Ora non canta più, e questa notte muta mi sussurra di nuovo: «Essa, era tua»! Come il fogliame del tiglio, in argentea luce torna a rivelarsi il passato, morto già da gran tempo; di esso a me parlano, e le stelle nel puro firmamento, e il profumo della luteola che irrompe per la finestra... E non v’è ove fuggire!... e mi tortura la notte muta rievocando lineamenti tanto belli e conosciuti... 0 indimenticabile mia, o eternamente diletta! Parla, rispondi, dimmi: dove dunque sei tu? Ecco, guarda: senza te, m’ è insopportàbile la vita; sono stanco... ho perduto ogni forza. Offese, amarezze, malvagità, io tutto ho dimenticato, tutto [perdonato; amore solo in me arde, che non si spegne mai! Lasciami teco respirar l’aria che tu respiri; pària, rispondi, rivelati, non fosse che pei un momento solo; e poi... vengano pure anni e anni di prigionia col loro gelo di morte! 4 Maggio. Due notti terribili, solo, in cieca malinconia, senza conoscer, nè riposo, nè sonno, io sono rimasto seduto presso questa finestra... E... la terza notte è trascorsa. Sorge appena il giorno nebbioso pel cielo, nubi grigie strisciano. Or ora ha suonato la campana della cattedrale; per tutti i sentieri del giardino, qua e là, 1 frati, lentamente, nelle loro tonache nere, come spettri, procedono.