408 6 Aprile. Serpe forza nei popoli occulta, Finche adulta — cogli anni non è ; Poi com’onda — che rompe ogni sponda, Si riversa sul capo dei re. Fra le stragi tremende e gli assalti Torri e spalli —travolve nel suol: È caduto — l’impero temuto, Come neve percossa dal sol. Spiega al venlo la patria bandiera, Prode schiera — di nuovi guerrier: Sulle navi — qual branco di schiavi Fugge inerme l’esoso stranier: Torni all’ erte sue balze montane, Alle tane — sepolte nel gel; Più non veda — calando alla preda. Queste terre sorrise dal ciel. Là nei boschi, ove sibila il cerro, Vibri il ferro — nell'irto cignaJ, E d’imbelli — camosci le pelli Figga all’uscio del tello natal. A noi Farti, le leggi, le vesti, A noi resti — il costume primier, A noi quanto — nell’ uomo è più santo, La parola, l’affetto, il pensier. Interdetto agli oppressi il lamento, Un accento — fu colpa, un sospir; Fummo inerti — d’obbrobrio coperti, Servi a gente, che nacque a servir. Finti accordi, promesse bugiarde, Troppo tarde — non hanno più fe’ : Anni ed anni — d’ambagi e d’inganni Fer palese l’infamia de’re. Spiega al vento la patria bandiera, Prode schiera — di nuovi guerrier : Sulle navi — qual branco di schiavi Fugge inerme l’esoso stranier. Giuseppe Capparozzo. i. Re possente un dì si assise Sovra un trono rovesciato, E bugiardo i suoi conquise Sotto il brando insanguinalo; Ma dai ceppi ond'era attorta Libertade ancora è sorla. 2. Fu la via di sangue intrisa, Ove il perfido è caduto: Egli prega: ma derisa È la voce dell’astuto; Che gridar mille gagliardi : Troppo tardi, troppo tardi!