553 passaporti con tanta facilità quanto lui); sessanta mila uomini furono mandali dall’Austria non per opprimere la Lombardia, ma per arrestare Cantù, che malgrado la moltitudine de’soldati che circondavano la sua casa, e la contrada, che custodivano le porte di Milano, le osterie di Como, e il borgo di Cantù, (che pure ha nulla di comune colPenciclopedico Canlù) ei riusci a scappolare dal buco della chiave. Ed è curioso che quella scena della visita della polizia, (se è vera) sia successa precisamente come le scene teatrali. Insemina quella povera polizia austriaca aveva un gran da fare; ma il da far maggiore era di Cesare Canlù, il quale per appagare l’immensa sua vanità, e la smania che lo rode d’ingrandirsi e di far parlare di sè, mancando i fatti veri, doveva affaticare la propria immaginazione con inventarne di falsi; e falso riteniamo quel carteggio della polizia di cui egli parla. È certo che il Cantù ha trovato niente; e quel suo trovammo è niente più che una solenne ciarlataneria. Ma se quel carteggio fosse vero, si dovrebbe conchiudere che tanto era malto il Torresani, quanto il Cantù è leggiero. Un matto solamente avrebbe potuto chiamar un liberale incorreggibile chi scrisse una storia universale sotto li auspizii dei gesuiti, e chi mutilò o sacrificò la storia a norma degli interessi di quei famigerati imbroglioni. Come chiamar liberale incorreggibile chi si è fallo l’antesignano di una letteratura inverniciata di frasi, vacua di pensieri, pinzochera, biscott mistica e sol rivolta ad adulare una setta oscurante ed a specularne guadagni? Chi per far cosa grata agli stranieri tentava di sfrondare li allori posti dalla fama sui nomi più gloriosi che onorino l'Italia? Chi giustificava l’inquisizione, e chi proponeva per rigenerare la società, di moltiplicare e di arricchire i frati e di ridurre i contadini solto le antiche servitù feudali? Quello per cui il Cantù merita la taccia d’incorreggibile, non è il suo liberalismo, ma qualche cosa di diverso. La polizia invece di far diffamare il Cantù, par quasi che si servisse di lui per diffamar persone di un altro stile. Infatti chi più di Cesare Canlù, di questo discepolo perfettissimo uscito dalla scuola de’Lojoliti, ha posseduta l’arte di spingere per vie coperte, maliziose, e che vanno a cogliere nel segno, 1’ arie di calunniare c di diffamare chiunque non è sul suo registro? chi più di lui sa adoperarsi colle lettere anonime, sa movere i suoi agenti, sa insinuarsi nelle donne, sa mettere in circolazione una malignità, una calunnia, un delto insidioso od equivoco? Chi meglio di lui ha saputo organizzare una specie di polizia letteraria, col suo apparato di spie e d’impiegali d’ogni genere, scelli fra la marmaglia dei letleratuzzi, fra gli articolisti e giornalisti più affamati, fra donnicciuole pettegole, e fra preti e frali de’peggiori e più ranci? D’altra parte qual bisogno di diffamare chi dopo di essere stato incriminato e carcerato per delitto politico dall’Austria, riceveva pubblicamente una pensione dall’Austria? Convien credere che Paride Zajotti non lo abbia trattato tanto male, come pretende il Cantù, se uscendo di carcere ha ricuperata la sua pensione; fortuna non toccata nè al gran Romagnosi nè a tanti altri. Qual bisogno di diffamare chi a forza di prostrazioni, di umiliazioni, di dediche, d’inchini, di salamelecchi, e di fregare e strisciare per le an-