634 Arti, finora troppo avvilite, confuse, neglette; dove il commercio possa estendere i finora troppo angusti suoi confini; dove abbia lenimento la sventura, conforto il dolore. Essi però da troppo lungo tempo trovansi inoperosi e senza guadagno; e pressoché tutti dovettero spropriarsi non solo dei pochi arredi preziosi che possedevano, ma ben anco dei più indispensabili, per non veder morir di fame le loro famiglie; e se avesse dovuto durar così il loro stato, certo non avrebbero saputo con quai mezzi sostenere una travagliosa esistenza; dacché abituati fin dall’infanzia in quel genere di lavori, ad essi tramandati dai loro Avi, non potrebbero, nè saprebbero occuparsi ad altra professione. Si rivolgono dunque ai proprietarii delle Fabbriche perchè vogliano continuare, ed accrescere se fia loro possibile, i lavori, quand’anche per le circostanze presenti ne provassero un qualche discapito; e prendano esempio dal generoso operare di chi o continuò fino ad ora i lavori, o rimise in attività la sua Fabbrica appunto perchè i suoi lavoratori avessero mezzo con che sussistere. Possa questa preghiera, appoggiata eziandìo all’esortazione che giorni addietro fu inserita da qualche Cittadino filantropo nella Gazzetta Veneta perchè i ricchi studino ¿’esser giovevoli ai poveri e particolarmente agli artieri, produrre il desiderato effetto; e si accertino i Fabbricatori della gratitudine e della riconoscenza di tutti i Murancsi non solo, ma anche di tutti gl’individui appartenenti all’Arte Vetraria. PIETRO ZANETTI per gl’ Individui addetti all’Arte Vetraria. 49 Aprile. L’UFFICIO PEI MORTI DELLE CINQUE GIORNATE DI MILANO. Chi è stato in Duomo giovedì avrà visto appesi a quelle colonne in gramaglia degli scudi dov’erano scritti i nomi dei nostri prodi defunti: ogni scudo era panneggiato col tricolore, coronato di cipresso, sormontato da una croce. Tutti si saranno occupali dei nomi e pochi avranno badato agli accessorii, perchè il cuore, quando è commosso, non dà campo alla mente di rifletter gran fatto ; ma non vi pare che tutF insieme e croce e cipresso e scudo e tricolore fossero una viva e concisa espressione di quella pugna d’ affclli, a cui nessuno degli astanti potè sottrarsi? La religione, figurata nella croce, ci chiamava a piangere sulle tombe dei generosi, che ci fecero scudo dei loro pelli a conquistare il vessillo dell’indipendenza italiana; ci chiamava a compunzione e mestizia in mezzo ai simboli della nostra allegrezza a implorare la misericordia di Dio s« delle anime, per le quali F ammirazione degli uomini non ha confine, » cospergere colF acqua lustrale gl’ invidiabili trofei della gloria.