630 dispotici giurava vendicarsi su voi perchè le vostre vincitrici falangi avevano soffocato il mostro del gesuitismo. Stolto se confidava soltanto nelle baionette e nei patiboli ! Quando il vaso è colmo, trabocca, e le nazioni nel giorno dell’ira alzano la fronte, come un uora solo si scuote da lungo sonno. Grazie, Svizzeri generosi, alla dolce ospitalità, con cui apriste sempre le braccia ai poveri migrati italiani! Vedovati della patria, essi trovavano nella pace delle vostre valli il conforto dell’amicizia più pura: nè gl’illudeva indarno la bella speranza che il fuoco della libertà che aveste, qual palladio, in retaggio dai vostri padri, avrebbe un giorno sfolgorato della più viva luce anche sulle terre d’Italia. Grazie ai vostri prodi compatriotti, che sotto il tricolore vessillo pugnano adesso per la nostra causa! Noi divideremo con loro le gioie della vittoria, com’essi dividono con noi i pericoli della guerra. E quando l’ultimo Austriaco rivalicherà fuggitivo la cima delle vietate Alpi, i redenti Italiani stringeranno al loro seno con affetto di fratelli i nipoti degii eroi immortali di Sempach. Qualunque Costituzione futura della patria sia comandata dal bisogno dell’indissolubile nostra unità, non senza riguardo altresì alle tradizioni storiche che rendono sacra questa classica terra, la libera Italia sarà eternamente la più fida alleata della libera Svizzera. Dio protegga la Svizzera! Dio protegga l’Italia! Vincenzo Lazzari. 19 Aprile. (dal Libero Italiano) am La pubblica opinione si duole altamente dell’ inerzia in cui trovasi il generale Durando colla truppa che sta sotto i suoi ordini, e non si sa come spiegare la sua inazione dopo i tanti e replicati inviti che gli arrivano da tutte le parti e di Lombardia e di Venezia. Forse non è colpa sua, ma allora ci si dia una spiegazione di questo fatto dai Ministri. Una grave responsabilità pesa su loro. Suppongasi una disfatta dell’ armata italiana, ed ecco in campo un’ accasa contro le nostre truppe rimaste inattive, e non venute in aiuto dei loro fratelli. Suppongasi una vittoria dalla parte nostra, ed ecco un rimorso nell’ animo dei nostri bravi militi per non aver contribuito anch’ essi a rendere lo splendore alle armi italiane. Quando lo vuole l’impero delle circostanze, quando un popolo intero lo domanda per una causa santa e giusta, bisogna abbracciare la guerra con alacrità ed energia. Le bandiere, i proclami e mille atti consimili han già dichiarata la guerra di fatto: il restare al di qua del Po non toglie l’idea al mondo intero che Iloma non sia in guerra coll’ Austria.