507 12 Aprile. (dalla Gazzetta) A GIUSEPPI! «AZZINI IN RISPOSTA ALLA SUA LETTERA A PIO IX, o ♦ o<» ai rnmmm.-- Allorché, proscritto cd esule, nudavate errando nelle ospitali contrade della Svizzera cd Inghilterra, il nostro pensiero, illustre concittadino, \i seguiva. E anche allora che ogni vita pareva spenta nella penisola, al suono del vostro nome il polso ei bai tea più frequente, e un lontano raggio di speranza ci agitava dolcemente lo spirito. Poiché voi siete tal uomo, che per la potenza dell’ingegno, la maravigliosa facondia, e l’indomabile amor delia pairia, ben pareva chiamato ad affrettare il nostro risorgimento. Perlochc dall' istante, in cui colla spada sospesa sul capo lasciaste la vostra Genova, noi tenemmo gli occhi rivolti a voi, c benché poche ed interrotte notizie ci arrivassero attraverso la muraglia cinese, che ci serrò, pu-re seppimo come, scioltovi dai lacci dell’ inetta Carboneria, fondaste la Giovane Italia, e la Giovane Europa, che furono l’aurora di questa giornata; come dopo l’infelice spedizione di Savoja, esule la seconda volta, perseguitato dalla calunnia d’un odioso assassinio, spialo da un altro governo nel più infame de’ modi, pur tolleraste con sempre uguale fortezza la vostra sorte. De’ vostri scritti poco ci giunse, che ai confini vegliava l’Argo austriaco, cui nessun nome era più terribile del vostro. Pure ebbiino quanto bastò a farvi riverire, come uno de’più alti ingegni d’Italia. Che tal é certamente chi scrisse quella serie di profondi articoli nella Revue Uri-tannique, I839j e le Lettere sul presente e l’avvenire d’Italia; chi raccolse, e illustrò così degnamente le opere dell’ infelice e grande Ugo Foscolo; chi eresse ai fratelli Bandiera un monumento non perituro di gloria. Saranno tre mesi, le gazzette privilegiate d’ Austria ci recarono una vostra lettera al magno Pio. Avvezzi a diffidar sempre di quanto ci veniva da quella fonte ( fuorché s’ erano balzelli od oppressioni ) la leggemmo sospettandola falsata. C’ era il vostro stile, quello stile energico e caldo, c’ era il disegno della nostra liberazione, e idee umane, profonde, giuste, ma insieme frasi che ci parvero non vostre, né degne di voi. Ora, scosso il giogo, lo scrillo ci pervenne libero da censure, e ci trovammo ancora quelle parole, le quali, con tutta la riverenza al vostro alto ingegno, non esitiamo a dir false. « Per opera del tempo, voi dite affrettata dai vostri predecessori c » dall’ alta gerarchia, c della Chiesa, le credenze son morte; il catlolicismo » s’è perduto nel dispotismo, il protestantismo si perde nell’ anarchia. » Guardatevi intorno; troverete superstiziosi o ipocriti, non credenti. » L’intelletto cammina nel vuoto. I tristi adorano il calcolo, i beni ina-» teriali; i buoni invocano e sperano, e nessuno crede. » Da quali predecessori? (io domando) Forse dai papi de’ primi secoli, o da Leone, e Gregorio il grande, o da Gregorio VII, Alessandro 111,