;>h «iticcra dei principii c (lei sentimenti di chi la esprime, quindi base sicura per formare un giudizio in chi 1’ ascolta o la legge. Se la opinione enunciata spiace, o sembra falsa ed ardita a qualcuno, il debito di onesto cittadino gF impone di confutarla tantosto, coll’ opporre opinioni più sensate, più moderate, più salutari. Ma sia eguale la lotta tra i combattenti; la parola si combatta colla parola, la stampa colla stampa, e non si ricorra giammai alla forza brutale per opprimere la libera intelligenza dell’ uomo, la facoltà sovrana dello spirito umano, la ragione, questa divina scintilla, per cui unicamente T uomo si distingue dal bruto. La censura del favellare e dello scrivere è abolita dovunque in liberi petti albergano liberi e generosi sentimenti, e non sarà quindi lecito a nessuno di erigere a suo capriccio il tribunale sanguinario e tremendo della Inc/uisisione sulla parola e sulla stampa, nelle piazze, nelle botteghe e nei trivii, per soffocare ne’ suoi vagiti il libero pensiero di qualsivoglia cittadino, minacciando la più crudele delle schiavitù, l’inceppamento delle idee c dei concetti, e rendendo segno di scherno, di vitupero, d’infamia ji propugnatore del più sacro dei diritti, della libera parola. Le opinioni individuali nè compromettono nè uccidono ' la società, quando vengano combattute e confutate da opinioni pure individuali ed a forze pari ; ma corrompe ed uccide la società chi attenta alla causa dcl-l’ordine, chi arringa il pacifico popolo per aizzarlo alla vendetta di risentimenti codardi, chi gl’ insegna e lo invita a violare la prima di tutte le libertà, la libertà degl’ individui. ‘E chi potrà dire rispettata cotesta preziosa prerogativa di una Repubblica democratica, so fui lecito ad un demagogo qualunque di portar .0« audacia il governo in piazza, piantare un tribunal sui croeicchii, ban-U'e sentenze di morte dai caffè, dalle bische, dalle taverne? Nati appena alla libertà, o a meglio dire risorti a questa vivifica luce po un trentenne servaggio, e perciò avvinti tuttora di pastoie e di fa-: ?e, vorremo noi distruggerla questa pianta benefica, ristoratrice, senza ppur assaporarne i primissimi frutti? Ci l'arem noi incauti ad insegnare 'clamare con impelo rabbioso, che la libertà nella licenza consiste, Te-igiianza nel disprezzo inverecondo di ogni cosa più santa, l’ordine nel-■narchia, la fraternità cordiale nell’ unione compatta di agitatori turbo-li, che prendano di mira i loro fratelli per conculcarli, avvilirli, ucci-ìi con beffe crudeli, con insulti feroci? Lederemo noi per tal guisa e ¡¡¡cremo nel petto di tutti la carità universale di cittadini, di cristiani, dì uomini liberi ? Si, di tanta perversità renderassi colpevole colui, che abusando della ' dia di cui formilo natura, la converta in istrumento di sedizione, di ¡re, di fraterni dissidii, stuzzicando il popolo a vendicar sognati im-■ rii, esagerate ingiurie, onte a bella posta congegnate, che il popolo i, o nella maestosa sua calma non curante, dissimula. Opra di onesto cittadino, di franco e leale repubblicano, di uomo •> e disinteressato compie colui che della conciliatrice parola si vale almare gli animi esacerbati, sgombrare i vani timori, dissipare le ■ o facili apprensioni, ed in pari tempo si accinge a confutare con