698 5. Ad arte si mutarono i capi delle compagnie militari. C. Si allontanò l’ingegnere Cavedalis, 1’ unico galantuomo che pò-leva rimettere 1’ ordine. E questo, accortosi troppo tardi, si ritirò nella fortezza d’ Osoppo, onde salvarla dal tradimento. 7. Si esagerava il numero dei nimici vicini, se ne facevano venir da lontano, e ciò per giustificarsi della capitolazione e per mettere lo spavento in tutti. Il popolo, lontano dall’ idea del tradimento, non voleva adattarsi alla vigliaccheria d’una resa. E, guerra, guerra gridava ! morire sotto le mine e le ceneri della nostra città, ma non mai tornare sudditi austriaci. Questo solo era il grido e il fremito generale; ma le munizioni erano nascoste, i capi fuggiti, tutto in disordine . . . 24 Aprile (Rovigo.) DISCORSO IMPROVVISATO DELL’ ÀVV. DIONISIO ZANNINI DI FERRARA. Qual grande ventura si è la vostra, o soldati di PIO ! Divisa voi avete^ è vero, la gloria con quanti hanno in petto amore per questa Italia, per la quale con essi v’accingete a pugnare, ma tutta vostra, o militi, si è la gloria di tornare all’arme di Roma cristiana quell’onore che dal II. Giulio in poi perduto s’ebbe cosi da farne la sola vista subbietto di satira, e di scherno. Grande ventura si è la vostra il vantar che Dio vi abbia riservati al servire a un PIO, a Lui che elevato, e forte dell’animo come il II. Giulio, e al pari dì lui santamente superbo della Sovranità prima nel mondano Universo, Giulio avanza nel candore, nella bontà, nella virtù , e nell’amore illibato , purissimo a la comune patria nostra , l’Italia. Non egli per vaghezza di signoria , o di possanza , ma per la sola libertà della Chiesa, ch’era poi coi popoli fatta cattiva dall’austriaca tirannìa, scese alla tenzone. L’irreligiosa empietà, il più che ateo disprezzo d’ogni santa cosa, e del Vicario stesso di Cristo aveano bene persuaso il mondo intiero della inutilità di un anatema, che le mille volte più rei de’ scismatici i sacrileghi ossessi d’Austria avrebbono meritato. Indarno la Chiesa co’ miscredenti, e i venduti al demonio adopra i fulmini suoi; solo il ferro ed il fuoco li può trarre a ragione ; sol questo può valere a domarli, a togli«' loro colla vita la innata ferocia. Così, come Sovrano della Chiesa dovette PIO , l’umanissimo PIO, commettere ai militi suoi la difesa del tempio, confidata ad Alberto pel comando la spada, eh’Egli non come Giulio, avvisò bene addirsi alla mano usa ad impugnare la croce, e tuttodì consacrata pel mistico contatto del corpo di Cristo. Sovrano PIO pur esso fra i regnanti d’Italia sentì l’obbligo di accorrere a tutela de’ popoli suoi